Un horror sul mistero della vita dopo la morte con protagonisti Cristina Ricci e Liam Neeson.
Per la giovane Anna le cose girano tutte storte, non va d'accordo con il fidanzato Paul e si sente delusa dalla vita, una sera per finire viene coinvolta in un terribile incidente. La ragazza si risveglia su un tavolo di obitorio, il professionale Eliot Deacon la informa che è morta e di stare tranquilla per non rovinare i preparativi verso l'ultimo viaggio nell'aldilà. Anna però si sente ancora viva e tenta una disperata reazione.
La migliore caratteristica di "After.Life" è quella di riuscire a disorientare lo spettatore tramite un immaginario funereo invitante, non del tutto slegato dalla vita terrena. L'efficienza della morte e dei suoi adepti, come il becchino Deacon, inquietano e provocano quel misto di (macabro) divertimento e repulsione naturali in coloro che hanno ancora molte cose da fare sul pianeta terra ma sono gli stessi che, prima o poi, un giorno dovranno affrontare di persona i suoi effetti (gli scongiuri in questo caso sono ammessi). Si scherza quindi, ma sino a un certo punto, e per alleviare la pesantezza dell'argomento risulta felice la trovata del personaggio Deacon, una nuova figura di medium non priva di (auto)ironia ma pur sempre inflessibile come l'abbraccio della morte: il suo dono è quello di riuscire a parlare con le persone da poco decedute. Film per depressi cronici a anime dark impenitenti "After.Life" si prende gioco della vita e fa poco per nascondere una predilezione per il mondo delle ombre, insomma un horror in piena regola che può risultare indigesto a chi cerca qualcosa di scoppiettante o di veramente innovativo.
"After.Life" è una follia che rappresenta il vero debutto di Agnieszka Wojtowicz-Vosloo, pluripremiata regista del corto "Paté" nell'ormai lontano 2001, anche sceneggiatrice per una storia in cui la morte aleggia sin dal primo fotogramma, ripreso all'interno di un obitorio e fissato su un cadavere imbalsamato, in quello che appare come un distacco totale da ogni riferimento religioso. Lo stile della regista riesce a rendere elegante l'orrore della carne spenta e la rigidità del rigor mortis, lo scenario freddo e asettico della stanza operativa di Deacon restituisce inoltre un senso di pulizia e ordine non privo di fascino malsano. Liam Neeson ("Io Vi Troverò") é Deacon in uno dei ruoli più singolari in carriera, un becchino e impresario di pompe funebri tuttofare, pare senza collaboratori, intento a traghettare i vivi nel regno dei morti. La sceneggiatura insiste su Deacon e la sua attività ambigua, oltre a comunicare con i morti, appare in più di un'occasione intento in comportamenti degni di un serial killer, sorge infatti più di un sospetto intorno alla causa dei decessi dei suoi clienti.