Aggiornato il Giugno 11, 2009 da Il Guru dei Film
Il remake (non ufficiale) in versione gangster di “Per un pugno di dollari” diretto da Walter Hill: pallottole, polvere e furore.
Jericho, Texas, 1931. L’avventuriero John Smith (Bruce Willis) giunge in un paese di frontiera dimenticato dalle istituzioni e schiacciato sotto il dominio di due bande criminali, i Doyle e gli Strozzi, che si contendono a colpi di pistola il traffico di alcolici proveniente dal Messico. Smith capisce che l’occasione è propizia per inserirsi nella faida e ricavare soldi in fretta.
Walter Hill paga i suoi tributi al cinema di Sergio Leone con una rivisitazione di “Per un pugno di dollari” (1964), il primo leggendario western del maestro italiano reo di avere “saccheggiato” platealmente il giapponese “La sfida del samurai” di Kurosawa, un’operazione che sposa l’emergente cinema action di Hong Kong da cui vengono mutuate le coreografie delle assordanti sparatorie.
Il regista non ha problemi a metabolizzare il nuovo corso simboleggiato dalle opere di John Woo, per quei pochi che hanno ancora dei dubbi sull’importanza di titoli come “The Killer” e “Hardboiled“, rielaborando gli standard che egli stesso aveva imposto con opere storiche come “I guerrieri della notte” (1979), “I guerrieri della palude silenziosa” (1981), “48 ore” (1982), ecc.
Il personaggio sconosciuto che si presenta nella spettrale Jericho sembra fatto su misura per Bruce Willis che ci mette poco a entrare nel ruolo di John Smith, un nome fittizio che nasconde un’astuzia e un’abilità nel maneggiare le armi fuori dal comune accompagnate da un’animo gentile riservato, soprattutto, alle donne costrette a subire la violenza di spietati assassini. L’attore è all’apice della carriera, reduce dai successi di “Pulp fiction” (1994) e “Die hard duri a morire” (1995), uno dei pochi action man americani in grado di sostenere un confronto con gli eroi, Stallone e Swarzenneger, del decennio precedente.