Apes Revolution: Il pianeta delle scimmie (2014)

Aggiornato il Dicembre 9, 2014 da Il Guru dei Film

Il sequel de L’alba del Pianeta delle Scimmie.
Dieci anni dopo la diffusione di un virus mortale scaturito da sconsiderati esperimenti sulle scimmie, l’umanità è quasi del tutto scomparsa e ridotta in una piccola enclave a San Francisco …

Non molto distante si trova una colonia di scimmie geneticamente modificate guidate dal condottiero Cesare, il primate della rivolta, che ha creato per la sua razza un piccolo regno in armonia con la natura libera di crescere rigogliosa. Uomini e Scimmie sono destinati ancora una volta a scontrarsi per una lotta di sopravvivenza.

Parte bene Apes Revolution in mezzo alle foreste lussureggianti che si erano annunciate nel finale del capitolo precedente. Finito il dominio e lo sfruttamento dell’uomo la Terra appare come un nuovo mondo da riconquistare più salubre e genuino, di sicuro meno ingiusto, per un momento si prova vero disprezzo per l’umanità che ha usato e combattuto le scimmie di Cesare. Il film ripropone l’ottimo apparato tecnico-visivo con il capture morphing delle creature ormai come marchio di fabbrica e di qualità, tutto sembra convergere verso nuove vette per la saga iniziata nel 1968 con il mitico “Il Pianeta delle Scimmie”, qualcosa però si inceppa in fase di sceneggiatura, più o meno dal momento in cui compaiono i primi uomini, quindi quasi subito, e si rientra nei ranghi di una storia canonica già vista e con molti, troppi cliché. Senza tenere conto a numerose incongruenze di logica e buon senso, per dirne una: uomini e scimmie non si incrociano da anni nonostante la scarsa distanza che li divide, in seguito quando vengono a contatto fanno avanti e indietro in pochi e veloci passaggi, cosa improbabile.

Apes Revolution sconta la divisione manichea dei personaggi nelle due fazioni, in entrambe le parti troviamo buoni e cattivi in modo da bilanciare al grammo la questione e non scontentare nessuno, con il risultato di creare situazioni a dir poco prevedibili che saltano dai tradimenti dei malvagi agli slanci eroici delle figure positive. Lo spettacolo resta notevole nonostante la sceneggiatura continui a immettere improbabili trovate per fare scatenare una guerra tra le due razze in campo, stavolta il contendere è una centrale elettrica situata nel territorio delle scimmie che serve agli uomini per l’energia. Il cast umano non è sta gran cosa ma evidenzia che le quotazioni di Jason Clarke sono improvvisamente salite, lo vedremo protagonista anche in “Terminator Genisys”, in secondo piano il più famoso Gary Oldman interpreta la parte di un leader che entra in scena circa una volta ogni mezzora e stop.

Va meglio nel reparto scimmiesco con il vero protagonista Cesare, modellato sui movimenti e le forme di Andy Serkis, nel corso della vicenda il suo aspetto sembra divenire sempre più umano, non è detto che questo sia una buona cosa. La computer grafica è eccellente ma in certi punti non sempre all’altezza, come nella rappresentazione di altri animali (orsi, cervi) o delle scimmie poste sullo sfondo che, a volte, danno quella spiacevole sensazione di essere posticce. Cesare se la deve vedere con il ribelle Koba, un altro scimmione guerriero che si porta via buona parte del film con le sue scorribande e atti di violenza, abbastanza carina la scena del primo approccio con un paio di umani che ignorano la rabbia che cova dentro. Un aspetto che bisogna riconoscere a Apes Revolution è quello di rendere sempre credibili le scimmie che, stavolta, parlano più del solito ma mantengono sempre un lato animalesco e selvaggio.

La pellicola, come del resto tutta la saga, rientra a pieno titolo nel filone post-apocalittico, a dire il vero non si scorge molto degli insediamenti umani rimasti, il Golden Gate teatro del finale del primo film viene per poco riproposto con alcune riprese vertiginose, in gran parte il tutto è riconducibile a una torre-grattacielo divenuta la base degli ultimi uomini. Le sequenze d’azione non mancano e nemmeno gli scontri da guerriglia urbana nelle sequenze dell’assalto (inevitabile) posto verso il finale. Nel mezzo ci sono telefonati conti in sospeso da saldare tra i vari protagonisti e atti di buonismo che si potevano evitare (il ragazzetto che fa i disegnini con l’orango non si può vedere!). Il film diretto da Matt Reeves (Cloverfield) ha goduto di una critica anche troppo supina e di un successo commerciale clamoroso, ben superiore al primo (più riuscito) capitolo.

 

Tit. Originale: Dawn of the Planet of the Apes
Paese: USA
Rating: 6/10