Black Christmas – Un natale rosso sangue – (2006) di G. Morgan

black christmasTit. originale: Black Christmas
Paese: Canada/U.S.A.

Dopo "[[Willard il paranoico]]", il remake di "[[Willard e i topi]]"(1971), il regista [[Glen Morgan]] si cimenta in una nuova lettura di un classico del cinema horror degli anni 70: "[[Black Christmas]]" di Bob Clark.

Natale 2006, una casa-collegio femminile è presa di mira da Billy, un giovane disturbato, evaso da un istituto psichiatrico. Prima di essere trasformata in una casa per studentesse, la dimora è stata il luogo in cui Billy è cresciuto, traumatizzato dagli abusi di una madre folle e alcolizzata.

La ormai consolidata pratica dei remakes di vecchi classici (o presunti tali) film horror, sembra non conoscere fine, questa volta è il turno di un’opera del 1974, lo strepitoso e seminale slasher "Black Christmas", diretto dal grande Bob Clark ( morto recentemente in un pauroso incidente stradale), che molti in Italia conoscono solamente per la regia dei cult-demenziali "[[Porky’s]] I e II".

Glen Morgan sembra essersi specializzato in restyling di classici anni 70, ma la sensazione è che abbia scelto di sviare il confronto con l’opera di Clark, dato che la vicenda è stravolta nel corso dello svolgimento, nonostante i rimandi al film originale appaiano evidenti e, tutto sommato, rispettosi.

L’immaginario plasmato nel 1974, e in seguito imitato da centinaia di film ("[[Halloween]]" di [[Carpenter]] compreso), viene difatti riproposto piuttosto fedelmente: una vecchia casa per studentesse, inquietanti sedie a dondolo, telefonate angoscianti, sacchetti di plastica avvolti sui volti delle vittime, ecc. Il problema è che la tensione e il senso di mistero insondabile presenti nel film di Clark mancano, clamorosamente, all’appello: si tratta più che altro di una rappresentazione iconografica fine a se stessa.

Il film di Morgan parte, dunque, da una serie di "segnali" familiari e riconoscibili, anche ai fans di vecchia data, per imbastire una personale cronistoria di prevaricazioni e violenze che hanno condotto il piccolo Billy alla follia, in quella che appare un’operazione molto diffusa e rischiosa negli horror del nuovo millennio, ossia tentare di spiegare le origini del male. Il nuovo "Black Christmas" sembra subire l’influenza del precedente film del regista, "Willard il paranoico", del resto Billy si aggira come un topo all’interno di una vecchia e lugubre casa, e visto che il tema di fondo è quello di "un natale rosso sangue", è evidente l’omaggio a "[[Silent night, deadly night]]" (1984), nella sequenza d’apertura con il costume di Babbo Natale.

Centrale è la riflessione sullo sguardo, con diversi momenti fermi sul close up dell’iride impazzita di Billy, ma sono gli occhi delle vittime in particolare che vengono trafitti e violati brutalmente, quasi in un rito purificatore. Questa violenza si traduce in curiosi effetti splatter, alcuni appaiono esagerati e caricaturali, come in un manga horror, ma lasciano perplessi perché in diverse occasioni sono fuori luogo. Cast composto per la maggior parte da graziose e giovani attrici, la più nota è [[Mary Elizabeth Winstead]] ([[Final Destination 3]], [[Death Proof]], ecc.), ma bisogna avvisare i patiti degli slasher-sexy che è la sola [[Jessica Harmon]] a concedere una scena di nudo, ovviamente sotto una doccia.

Se vi è un lato positivo di "Black Christmas, un natale rosso sangue" è che che scivola veloce, anche perché la durata è inferiore ai canonici 90 minuti (la unrated version però segnala 94 minuti). Un film, come la maggior parte dei recenti remakes, di cui non si sentiva il bisogno; la speranza è quella della (ri)scoperta dell’opera originale, salvo poi constatare da parte delle nuove generazioni commenti del tipo: "beh? tutto qui!?".

Rating: 5/10