Qualcosa di strano accade per le strade di una grossa città, alcune persone si accorgono, all'improvviso, di avere perso la vista. Il fenomeno inspiegabile comincia a diffondersi a macchia d'olio. La situazione precipita anche per un medico che, insieme ad altre decine di vittime, viene rinchiuso in una vecchia struttura ospedaliera in quarantena; per sua fortuna è aiutato dalla moglie, al momento immune dalla piaga, che lo segue nel carcere-ospedale spacciandosi per malata. All'interno dell'edificio inizia un calvario fatto di sopprusi e violenze, intanto il mondo è sconvolto dall'epidemia che ormai sembra inarrestabile.
Forse è ancora presto per dirlo ma gli ultimi anni segnati da insistite produzioni post-apocalittiche sono un sintomo (in)diretto di un mondo reale sempre più pericoloso e dal futuro incerto. Non che i momenti di crisi nel passato siano mancati, anzi, ma lo stato attuale delle cose assomiglia sempre di più a un film di cupa fantascienza, condito di guerre di ogni tipo, malattie e catastrofi naturali(?), chissà ancora per quanto tempo potremo dire la consolatoria frase "in fondo è solo un film". "Blindness" è un film del 2008 ma la sempre più deludente distribuzione italiana lo immette solo ora, e solo direct to video, un'avventura angosciante ispirata da un romanzo del 1995 di José Saramago che descrive un mondo in rovina, colpito da un flagello tremendo nella sua semplicità: la cecità.
Il regista Fernando Meirelles, venuto alla ribalta con "City of God" (2002) e "The Constant Gardener – La cospirazione" (2005), mantiene le direttive di Saramago e ambienta la vicenda in una grossa città indefinita, anche la collocazione temporale non è specificata nonostante si intuisca molto vicino ai nostri giorni, l'attenzione è rivolta a un'umanità variegata persa, non solo nel traffico delle città, ma anche nella sua essenza interiore che si riflette nella società contemporanea incurante della sofferenza e l'ingiustizia e, appunto, cieca di fronte al vuoto e la disperazione che attanagliano ogni singolo individuo. In maniera sistematica diverse persone cominciano a percepire una luce bianca che appanna ogni immagine, confonde la mente e rinchiude la vittima in una paura incontrollabile, ancora vivi ma persi nel vuoto del mondo. Non vi è nessun riferimento scientifico o ricerca del misterioso morbo, lungo tutta la pellicola mancano appigli e non resta che una disperata lotta per la sopravvivenza sotto la costante minaccia di sopraffazione.