E’ difficile non provare ammirazione (e anche un po’ di sana invidia) per Clint Eastwood, uno che a 78 anni è in piena attività e continua a girare da regista alcuni dei migliori film in circolazione.
L’idea di Changeling gli è stata suggerita da un amico che lo ha avvertito che alcuni documenti della polizia stavano per essere distrutti perché era scaduto il tempo per cui era obbligatorio conservarli. Tra questi c’era il dossier sulla terribile vicenda di Christine Collins, avvenuta nel 1928. Il film è dunque basato su una storia tragicamente vera, precisamente quella di una donna che viveva sola con i figlio di nove anni, Walter. Un giorno il bambino scompare. Poco tempo dopo la polizia di Los Angeles annuncia il rtirovamento ma Christine non riconosce il bambino, così come non lo riconoscono la maestra e i suoi compagni di scuola. Ciononostante, e nonostante il fatto che le radiografie dentali non coincidano, la donna viene considerata malata di mente, rinchiusa in un manicomio e sottoposta a un trattamento durissimo, elettroshock compreso.
L’unica colpa della Collins è aver ostacolato un’operazione con cui la polizia di Los Angeles sotto attacco per corruzione e scorrettezza, tentava di ripulirsi l’immagine.
Nella sua battaglia la donna trova come alleati soltanto un religioso che predica alla radio e un poliziotto che è un maverick, un solitario che fa corsa a se come Dirty Harry Callaghan, che tra poco Clint riporterà sullo schermo.
Con lo stile asciutto dell’allievo di Don Siegel, Eastwood racconta questa storia senza cercare il colpo a effetto. Quello che gli interessa, lui Repubblicano convinto, è descrivere la lotta dell’individuo contro l’arroganza del potere, i traumi dell’infanzia (ricordate Mystic River?), la barbara violenza della pena di morte, denunciata attraverso la sconvolgente esecuzione di uno spaventoso serial killer.
Questa è la storia di un’amministrazione che, diretta dal vertice, mente, imbroglia le carte, tortura, estrae false confessioni per proteggere la sua immagine. Non è difficile vedere un parallelo con la Casa Bianca di George W. Bush.
Tutto il cast recita molto bene: è brava Angelina Jolie a immedesimarsi nella sventurata Christine Collins, è ovviamente bravissimo John Malkovich nel ruolo del predicatore ed è bravissimo Jason Butler Harner a dare vita al serial killer Gordon Northcott, un mostro la cui ferocia è figlia di un’infanzia tragica.
Paolo Biamonte