Cortellesi e Bova: ‘Ci vuole coraggio per essere se stessi’

Aggiornato il Novembre 20, 2014 da Il Guru dei Film

È stato presentato a Roma Scusate se esisto!, la nuova commedia diretta da Riccardo Milani nelle sale cinematografiche dal 20 novembre. Abbiamo incontrato i protagonisti.

I protagonisti della pellicola sono Raoul Bova e Paola Cortellesi, che si ritrovano sul grande schermo dopo la fortunata esperienza in Nessuno mi può giudicare di Massimiliano Bruno. Coppia vincente, del resto, non si cambia, ma stavolta i personaggi del film (Serena e Francesco) non possono essere definiti propriamente una coppia.

Francesco è infatti fidanzato con un uomo, ma si finge etero per amore del figlio, mentre Serena (cervello in fuga poi tornato in Italia) ‘si finge un uomo’ per riuscire a trovare lavoro nel nostro paese. Una coppia imperfetta, dunque, che tra risate e imprevisti si troverà ad affrontare problemi fin troppo attuali, con l’irresistibile ironia dei due attori e di Riccardo Milani. Ecco cosa hanno rivelato Raoul e Paola ai nostri microfoni.

Bisogna essere qualcun altro in italia per avere successo?
Paola: Non solo in Italia. In questo film raccontiamo che a volte si fa fatica ad essere sinceri con gli altri e con se stessi riguardo alla propria personalità e che a volte ci viene chiesto di interpretare un ruolo e di compiacere gli altri. Questo non riguarda l’Italia, ma le persone in generale.

Raoul: Sono d’accordo con Paola. A volte si è anche un po’ costretti, perché bisogna far contento qualcuno o per il fatto di non poter esprimere la propria opinione. Questo però ci porta ad una spersonalizzazione profonda, non rispettosa e non bella. Molto spesso si pensa che sia un atteggiamento che si deve adottare un po’ con tutto, con l’amore, l’amicizia, con gli affetti. Invece trovare la sincerità di essere se stessi sempre è un coraggio che i personaggi del fiilm acquisiscono solo dopo un bel percorso e che ottengono insieme, perché da soli non lo hanno mai avuto.

In questo film non c’è al solita fuga di cervelli, ma il voler tornare a casa, in patria…
Paola: Questa storia affronta tanti temi, uno è quello delle nostre eccellenze che vanno all’estero, fanno esperienze e poi tornano in Italia perché amano il proprio pase e vogliono mettere a frutto ciò che hanno imparato. Invece poi si trovano, come in questa storia, a dover ricominciare da capo, pur essendo competenti. Un altro tema è che, a parità di competenze, una donna già con pochi posti disponibili e in un paese in crisi ha più difficoltà.

Come definireste l’amore tra i vostri due personaggi?
Raoul
: È un amore puro, sincero, fuori dagli schemi convenzionali.

Vi siete mai finti qualcun altro nella vita?
Paola
: Lo facciamo per mestiere (ride, ndr). No, sinceramente non mi è mai capitato.
Raoul: Ci sono situazioni in cui ho finto per non dispiacere alle persone, ad esempio con i miei genitori.
Paola: Ah quello sì, sempre.
Raoul: Può capitare che fai delle cose che non ti vanno, ma per me è anche una questione di cultura, l’idea che dobbiamo sempre fare felice qualcun altro. Non ha sempre un’accezione negativa, non è sempre un’imposizione. Però non mi è mai successo di fingere come succede nel film.
Paola: Spesso però ci si impone di compiacere gli altri, anche per fare qualcosa di buono, per essere diplomatici.

Video seconda parte intervista

È difficile essere donna in Italia?
Paola
: No, è difficile molto di più esserlo in paesi in cui le donne vengono lapidate. Non vogliamo puntare il dito contro l’Italia. C’è stata in Italia una campagna del Ministero delle Pari Opportunità che ho molto apprezzato, in cui si certificava che, a parità di competenze, le donne hanno ancora uno stipendio inferiore. Questo succede anche negli Stati Uniti, in cui anni fa ci fu una protesta delle operaie del Walmart. In tanti paesi c’è una disparità e in Italia tante donne ricoprono anche ruoli di prestigio. Però, in un paese in crisi in cui i posti di lavoro sono pochi e le eccellenze sono molte, sicuramente le donne sono un po’ svantaggiate, perché ad esempio c’è da considerare una possibile pausa di maternità, che è un deterrente per un datore di lavoro che è anche carico di altri problemi. Questo film non punta il dito contro gli uomini prepotenti. Come il personaggio di Lunetta Savino, che è una eterna vice, noi donne spesso siamo eterne seconde e spesso siamo noi a non voler fare il salto. Altre volte qualcuno ce lo impedisce. Non mi piace pensare che siamo il peggior paese possibile. Serena torna nel suo paese perché è il paese che ama. Forse tutti noi dovremmo amarlo un po’ di più e non fare discorsi da bar e lamentarci. Io questo paese lo amo molto, il mio personaggio si chiede invece se questo paese ami lei…

Nel film tuo figlio dice Se fossi stato etero, Serena sarebbe stata la mamma perfetta…
Raoul
: Quella frase fa capire che molto spesso noi facciamo delle messe in scena e pensiamo che gli altri non si rendano conto di chi siamo. Soprattutto le persone che ci vogliono bene sentono profondamente chi siamo. Il mio personaggio cerca di fare l’etero a tutti i costi, però chi ti vuole bene lo sa chi sei e ti vuole bene per quello che sei.

Parlateci del rapporto tra Serena e Francesco, i vostri personaggi del film.
Paola
: I loro gusti sessuali sono opposti. È ovvio che lei si innamora di un uomo fisicamente bello, prestante e affascinante. Poi, quando scopre che è omosessuale, si innamora di ciò che lui le offre, che è molto di più del suo aspetto fisico. Le offre sostegno, amore, amicizia, complicità anche nell’inganno. Quindi forse lei alla fine condividerà un amore romantico con un uomo che ha i suoi stessi gusti sessuali e continuerà a condividere l’amore puro e senza condizioni con l’uomo della sua vita, che resta lui.
Raoul: I nostri personaggi crescono nel film, perché anche la stessa Serena a un certo punto scambia la gentilezza di Francesco per un corteggiamento. E invece nella vita uno può essere gentile senza un secondo fine.

Quale modello di femminilità credete che una donna debba seguire?
Paola
: Io non credo tanto nei modelli, come non credo nelle etichette. In questo film raccontiamo proprio la libertà di essere se stessi e di dare sfogo alla propria natura, senza chiudersi in un clichè. Il modello ideale è personale. Il mio è quello dell’eroina, della donna coraggiosa, che riesce a far tutto, ma che è anche dolce.
Raoul: Questo film parla dello scardinare i modelli perché poi diventano mode e tutti cercano di diventare ciò che non sono. Il modello ideale è quello personale, la femminilità è qualcosa che devi sentire dentro e devi tirarla fuori in modo personale e originale. Quindi già se c’è un modello, non è originale.
Paola: Non voglio fare il Candido di Voltaire della situazione, ma nel migliore dei mondi possibili in età adolescenziale bisognerebbe non avere dei modelli e crearne di propri. Perché il non sentirsi conformi a dei modelli a volte causa ansie, difficoltà. Io stessa da adolescente tendevo a dei modelli e ci si sente inadeguati sia da piccoli che da adulti. L’ideale sarebbe cercare di riconoscere le proprie qualità, ma purtroppo la saggezza arriva tardi.

 

by funweek.it/cinema