Final Destination 3 (2006) di J. Wong

Aggiornato il Ottobre 16, 2007 da Il Guru dei Film

f.destination 3Tit. originale: Final Destination 3
Paese: U.S.A.

Terzo capitolo della fortunata saga horror diretta dall’ideatore e regista della prima pellicola.

Un gruppo di teenagers si reca al luna park per festeggiare la fine dell’anno scolastico. La giovane Wendy blocca alcuni suoi compagni che stanno salendo sulle montagne russe, la ragazza dice di avere una premonizione: un terribile incidente causerà la morte violenta delle persone salite. La tragedia puntualmente avviene, ma gli scampati ora devono fare i conti con la Morte stessa, che reclama il suo mancato tributo di sangue.

Dopo aver diretto nel frattempo il solo deludente "[[The One]]"(2001), [[James Wong]] torna sui suoi passi. Il regista con "[[Final Destination]]"(2000) era riuscito a trovare uno spunto originale, nella sua paradossale banalità, ossia mettere al centro dell’attenzione il killer supremo, la terribile mietitrice, il male puro: La Morte.

L’uomo conduce la sua vita, con unica e recessa ragione: allontanare la Morte. Ecco allora la disperata corsa contro il tempo per battere un nemico invincibile e invisibile, sulla carta un tema affascinante, ma già dal primo capitolo della serie, incentrato su una catena ripetitiva di omicidi, il fiato era corto e chiedere un briciolo di riflessione sulla condizione umana e il suo destino era (é), evidentemente, pretendere troppo.

Questo terzo film non si discosta dai precedenti capitoli, compaiono un nugolo di teenagers-carne-da macello e iper-stereotipati (l’atleta, l’arrapato, la super biondina, ecc.), una serie di morti violente, tutte congegnate con un "effetto-domino" che all’inizio può anche divertire (la foto-camera che cade sul binario, che smuove il bullone, che sgancia la rotaia, ecc. ecc.), ma sopportarlo per tutto il film è davvero troppo.

Anche giustificare un film simile per l’aspetto splatter, che non manca (senza esagerazioni) è un’operazione rischiosa e controproducente, e anzi, dimostra come il genere horror se non supportato da motivazioni, quanto meno valide, cade nel ridicolo e nella noia.

Terribili le citazioni-omaggio, fuori luogo e ingiustificate, ai grandi eroi del punk Ramones (mentre salgono sulle montagne russe i ragazzi gridano "Hi ho let’s go!", il nome del pupazzo di un membro della band).

Da recuperare il secondo episodio ("[[Final Destination 2]]"), guarda caso quello non diretto da Wong, che ha il buon gusto di concentrarsi almeno sull’aspetto spettacolare e coreografico delle carneficine, con qualche guizzo di fantasia e ironia.

Rating: 4/10