Hostel: Part II (2007) di E. Roth

Aggiornato il Novembre 8, 2007 da Il Guru dei Film

hostel 2Tit. originale: Hostel: Part II
Paese: U.S.A.

Sequel dell’horror campione d’incassi “[[Hostel]]”(2005), diretto dal giovane emergente [[Eli Roth]] e prodotto da [[Quentin Tarantino]].

Tre giovani americane partono da Roma, dove frequentano una scuola d’arte, verso la Slovacchia, per trascorrere una breve vacanza. Giunte sul luogo le ragazze vengono prese di mira da strani individui e imprigionate in un fatiscente edificio, adibito a pratiche illegali e disumane.

[[Eli Roth]] è in debito con la fortuna: il suo esordio (“[[Cabin Fever]]”, 2002) nasce sotto l’ala protettrice del grande [[David Lynch]], mentre con il secondo lungometraggio “[[Hostel]]”(2005) riesce a sbancare i botteghini di mezzo mondo rastrellando circa 80 milioni di dollari, a fronte di un budget di soli 5 milioni.

Ma non solo, il regista diventa una sorta di pupillo di [[Quentin Tarantino]], il geniale autore di “[[Le Iene]]” difatti, oltre a produrre i suoi ultimi film, lo inserisce in una piccola parte di “[[Grindhouse: A prova di morte]]”.

Il fenomeno Eli Roth però nasconde uno stile ancora acerbo e propenso a un’ironia macabra di dubbio gusto. Il primo “Hostel”, presentato come un film feroce e dalla satira pungente, si rivela un pasticcio che mischia commedia giovanilistica e splatter a buon mercato, ma la massiccia campagna pubblicitaria a base di poster e trailers controversi centrano il bersaglio decretandone il successo.

Paradossalmente “Hostel: Part II”, pur mostrando dei progressi, registra un pesante ridimensionamento degli incassi. La pellicola, che inizia esattamente dagli ultimi eventi del capitolo precedente, questa volta segue due differenti storie che camminano parallele: la triste avventura delle tre ragazze e il diabolico ingranaggio dell’organizzazione criminale.

E’ ancora tempo di torture e sangue innocente da versare, necessari a soddisfare i desideri malsani di uomini annoiati dal benessere economico, sempre in cerca di nuove e stimolanti “avventure”.

Le vittime vengono accuratamente selezionate e messe all’asta al migliore offerente, disposto a pagare qualsiasi cifra pur di seviziare e uccidere, ed entrare quindi in un ristretto club a cui è permesso tutto e con il massimo riserbo.

L’allegoria dell’imperialismo americano che Roth vuole delineare però non si riesce a prenderla sul serio, è ancora evidente l’approssimazione di certe situazioni e si scivola troppo spesso nel grottesco.

Il film non lesina comunque momenti forti e raggiunge inaspettati eccessi nel riuscito omaggio alla figura della Contessa Elizabeth Bathory, sanguinaria nobildonna ungherese del passato, nella sequenza in cui una nuda e sadica donna si delizia con una doccia di sangue, spillato dal corpo di una giovane vittima. Peccato che questo sia l’unico episodio memorabile dell’intero film.

Eli Roth si dichiara un profondo estimatore del cinema di genere italiano, quindi ha pensato bene di inserire tre brevi cameo di vecchie glorie come l’attore “poliziottesco” [[uc Merenda]], la ancora bella [[Edwige Fenech]] e il regista di “[[Cannibal Holocaust]]” [[Ruggero Deodato]], che si ritaglia l’apparizione più simpatica, nel ruolo di un cannibale amante della musica classica.

In conclusione un film che convince poco ma che può, a tratti, anche divertire a patto di non ricercare citazioni impegnate e atmosfere disturbanti, queste albergano da tutt’altra parte.

Rating: 5/10