Il cacciatore di aquiloni: l’amicizia oltre la guerra

Aggiornato il Marzo 28, 2008 da Il Guru dei Film

Il cacciatore di aquiloni

Marc Foster dirige il film tratto dal best seller mondiale di Khaled Hosseini, storia di due ragazzi di diversa etnia nella Kabul dell’invasione sovietica che restano legati nonostante un evento traumatico e il trasferimento di uno dei due negli Usa.

Il cacciatore di aquiloni di Khaled Hosseini è uno dei romanzi di maggior successo degli ultimi anni. Fare un film da un libro così conosciuto è un’operazione meno facile di quanto si possa pensare perchè, se è vero che si può contare sulla curiosità suscitata da un best seller e su un pubblico enorme che ha già amato la storia, è altrettanto vero che è inevitabile fare confronti. E, si sa, nella maggior parte dei casi, chi ha già letto il libro rischia di rimanere deluso perchè inevitabilmente il film deve semplificare, quando non si tratta di tagliare, particolari squisitamente letterari intraducibili sullo schermo. Il regista Marc Foster ha scelto di rimanere fedele al romanzo che è ambientato nell’Afghanistan dei tardi Anni ’70, quello dell’invasione sovietica e degli aiuti americani alla guerriglia ancora oggi in guerra con la Nato. I protagonisti sono due ragazzini, Amir, figlio di Baba, un uomo facoltoso di etnia Pashtun, e Hassan, figlio del servitore di casa e appartenente alla inferiore etnia degli Hazara. I due sono amicissimi e condividono la passione di far volare aquiloni insieme a gran parte dei ragazzi di Kabul. Per questo vengono organizzate gare: vince chi riesce a far rimanere per ultimo in volo il proprio aquilone. Un gioco a eliminazione dunque, visto che ogni aquilone è dotato di una lama affilata che taglia i fili che reggono gli altri. Amir, che insieme ad Hassan, ha appena vinto la gara più importante e si e’ riconquistato la stima del padre, assiste senza intervenire alla sodomizzazione del suo amico da parte di tre ragazzi ricchi e razzisti. Il suo comportamento gli fa nascere un senso di colpa che lo allonatana dall’amico che comincia ad apparirgli come la prova della sua mancanza di coraggio. Amir si trasferisce negli Usa e diventa uno scrittore di successo fino a che non riceverà una telefonata inaspettata. Nel film di Marc Foster ci sono tutti gli elementi che hanno decretato il successo planetario del libro, a cominciare dalla Kabul ricostruita, in Cina, degli Anni ’70, la complicità americana con i talebani che poi proibiranno le gare con gli aquiloni. Soprattutto c’è la commozione suscitata da questa straordinaria storia di amicizia che fa il paio con l’emozione suscitata dai rischi che hanno corso i giovani interpreti afghani perchè hanno accettato di girare la scena di sodomia vietata dalle leggi del loro Paese. Manca, diciamo così, la parte piu’ letteraria del libro, qualcuno ha scritto l’atmosfera. Ma in fondo il film non è fatto solo per chi ha letto il romanzo di Hosseini.
Paolo Biamonte