Il nuovo film di Christopher Nolan (Il Cavaliere Oscuro) è un gioiello visionario che mescola fantascienza, Freud, Borges e action movie con Leonardo DiCaprio, Marion Cotillard, Michael Caine, Ellen Page, Ken Watanabe.
Prim'ancora di parlare di Inception, vale la pena sottolineare il piacere che fa sentire uno dei registi più richiesti e di successo del mondo, Christopher Nolan, che raccontando il suo nuovo film dopo Il Cavaliere Oscuro, cita Borges, Blade Runner, 2001 Odissea nello Spazio.
Inception ha avuto un successo strepitoso in tutto il mondo (l'Italia è l'ultimo Paese in cui esce) eppure è un film complicatissimo, per quanto spettacolare, dalla struttura così complessa da rendere praticamente impossibile assimilarne tutti dettagli e i passaggi in una sola visione. Non solo: Nolan ha detto chiaramente che ha utilizzato il successo e il credito guadagnato presso la Warner con Il Cavaliere Oscuro, per imporre questo progetto personale, un' autentica scommessa cui lavorava da dieci anni.
C'è poco da dire: un esempio davvero raro di autore che, invece di assoggettarsi a una tranquilla routine miliardaria, investe per soddisfare la propria creatività. E, particolare non di poco conto, fa i miliardi lo stesso.
Tenendo conto che circolano i vademecum per spiegare la lettura di Inception, proviamo a tracciare una trama. Cobb-Leonardo DiCaprio è un ladro specializzato nell'entrare nei sogni delle sue vittime per rubargli ciò che in quel momento gli serve, progetti, formule, idee, segreti. A quel punto interviene Saito-Ken Watanabe, una magnate giapponese che chiede a Cobb di invertire il processo: questa volta Cobb non deve sottrarre, ma aggiungere un pensiero. Nello specifico deve entrare nei sogni del figlio del magnate rivale e moribondo per instillargli l'idea di dividere il suo sconfinato patrimonio, evitando così che il potere energetico si concentri in una sola persona.
In questo modo si innesta un processo per cui si incrociano i sogni di sei persone e diventa difficile non solo distinguere sogno da reatà ma sogno da sogno, livello di incoscio da livello di inconscio.
Siamo in un sogno o nel sogno di un sogno? E' la domanda più banale che viene da porsi mentre si sbriciolano grattacieli, Parigi si ripiega su se stessa e le macchine camminano al contrario, si passa da Los Angeles a Mombasa a Londra, ci si muove tra bui corridoi dove c'è l'assenza di gravità, ascensori, spiagge, montagne coperte di neve e dentro pulmini che precipitano a rallentatore.
Nei sogni del magnate morente compare sempre una donna sempre vestita di nero e dal fascino di una maliarda, Marion Cotillard, mentre anche una studentessa di architettura, Ellen Page, e un maturo signore con un legame che affonda nel passato di Cobb, Michael Caine, vengono coinvolti in questa saga freudiana fitta di sparatorie e inseguimenti mozzafiato (non dimentichiamo che viaggiamo tra i sogni e l'inconscio di gangster) ed effetti speciali che Nolan ha voluto ostinatamente realizzare in 2D.
Ma la difficoltà di afferrare tuttle concatenazioni non impedisce il piacere della visione di un film avvolgente, che stordisce e inquieta anche grazie alla colonna sonora di Hans Zimmer che ha affidato una parte decisiva a Johnny Marr, leggendaria chitarra degli Smiths.
Per capire meglio la portata dell'operazione è bene ricordare che Nolan è partito dall'idea di raccontare il mondo dei sogni condivisi da più persone, al sogno nel sogno di un altro sogno. Un progetto irrealizabile prima dell'avvento di Matrix, dell'I-Pod, dei sottomenu, dei videogiochi (non a caso Nolan e il fratello Jonas, che sta scrivendo la sceneggiatura di Batman 3, stanno lavorando al videogame di Inception). Per usare le parole del regista inglese, "la gente ora ha la facoltà di spingersi sempre più in la nell'esplorare le possibilità della mente".
Al di là delle implicazioni freudiane e della sua ammaliante spettacolarità, Inception è anche un film che racconta la realtà virtuale del cinema e che ci ricorda come la violenza sia ormai un elemento costante del nostro subconscio.
Paolo Biamonte