Aggiornato il Marzo 14, 2013 da Il Guru dei Film
Una famiglia assediata da presenze ultraterrene nel film di James Wan.
I coniugi Lambert si godono la nuova casa insieme ai tre piccoli figli, quasi subito iniziano a verificarsi strani accadimenti: rumori improvvisi, fuggevoli movimenti negli angoli delle stanze, la sensazione di essere spiati da sconosciuti, oggetti trovati fuori posto. La situazione precipita quando Dalton, il maggiore dei bambini, cade in uno stato comatoso, poco dopo avere subito un singolare incidente nel solaio. I medici non riescono a spiegare la malattia del bambino, per la mamma Rose la colpa é da ricondurre alla forza negativa della casa. I Lambert decidono di trasferirsi in una nuova abitazione ma le cose invece di migliorare subiscono ulteriori sconcertanti rivelazioni….
Il ritorno all’horror per James Wan (Saw L’Enigmista), dopo la parentesi action di “Death Sentence” (2007), porta verso il filone delle case infestate da demoniache presenze. Un plot ridotto all’osso e i pochi interpreti presenti non apportano niente di nuovo per il genere ma, per fortuna, non è scritto da nessuna parte che l’originalità risulti la prerogativa principale per fare un buon film. E “Insidious” é un buon film che mette in evidenza lo stile tecnico di Wan, ormai riconoscibile, da esteta delle inquadrature e movimenti di camera che accetta la sfida degli ambienti chiusi e claustrofobici, per imporre un ritmo sempre più crescente di tensione e suggestioni visive. Si nota inoltre l’influenza del precedente “Death Sentence” dato che, anche in questo caso (casa), un padre di famiglia lotta per proteggere la sua famiglia, in particolare il figlio Dalton caduto nelle spire del maligno.
James Wan è ben consapevole di avere a che fare con un pubblico avvezzo ai meccanismi della paura, predispone quindi una sorta di tattica provocatoria dello spavento, mettendo in scena sin dai primi minuti un campionario di sequenze inquietanti sempre più ravvicinate, alcune anche prevedibili, con apparizioni sfuggenti di strane presenze, spezzate da cambi di ritmo e un abile utilizzo del sonoro (rumori, sussurri, ecc.) che, alla lunga, creano un’atmosfera malsana e improvvisi lampi di sgomento. Nemmeno la comparsa di due buffi “ghostbusters”, armati di rudimentali gingilli meccanici, può evitare di sortire almeno un paio di salti sulla proverbiale poltrona (se questo non accade allora tornate a guardare Sex and The City ). Wan dirige un horror dentro quattro mura come un action-movie, la telecamera é sempre mobile, con riprese di brevi piani-sequenza, di cui è specialista, la prima inquadratura del film si apre sull’ampolla circolare di un lampadario e con una rotazione si allarga a scoprire l’interno di una casa.
Il riferimento al celebre “Poltergeist” (1982) appare evidente, a un certo punto arriva pure una medium per tentare di indagare l’insondabile, ma il titolo che sembra più tirato in causa è “Nightmare – Dal profondo della notte” (1984), un altro caposaldo degli anni 80, per via della presenza di un mondo da incubo parallelo e le esperienze extracorporee che i protagonisti subiscono. Wan si diverte ad allestire uno scenario alternativo di morte in cui vagano delle anime (dannate) che vogliono penetrare nel corpo dei vivi, la fotografia diventa densa di neri e rossi infernali, un mondo popolato da due spauracchi : il primo, un personaggio-demone dai connotati satanici, per il make up facciale ha ricordato a molti il Darth Maul di Guerre Stellari, mentre la donna velata in nero conduce alla Mary Shaw del precedente “Dead Silence”.
Alcuni divertenti in-jokes si rincorrono nel corso della vicenda: quello ormai abituale e porta-fortuna del pupazzo di “Saw” (questa volta disegnato su una lavagna), mentre l’attrice Barbara Hershey (60enne ancora piacente) nel ruolo della madre del capo-famiglia é una citazione vivente del (sotto)filone delle possessioni horror per essere stata la protagonista dell’ormai lontano “Entity” (1982). Buona prova della graziosa Rose Byrne (X-Men L’inizio), la madre, meno convincente é il marito interpretato da Patrick Wilson (Hard Candy). Notevoli la sequenza della seduta spiritica e il finale in crescendo con cadaveri-burattini che non rinuncia al colpo a sorpresa, aperto al sequel ormai imminente. Una consuetudine sempre più diffusa: alla fine dei titoli di coda compare una breve, ultima scena.
Titolo Originale: “TInsidious”
Paese: U.S.A
Rating: 7/10