Joint Security Area (2000)

Aggiornato il Gennaio 14, 2010 da Il Guru dei Film

Film: Joint Security Area

 

"Joint Security Area" è una pellicola dalla bellezza sontuosa, non è dato sapere quanti sarebbero in grado di rendere affascinanti i paesaggi militarizzati sul confine come riesce a fare Park Chan-wook, dal budget consistente e impreziosita da una fotografia nitida e elegante, anche nelle (tante) sequenze ambientate di notte, a cura di Sung-Bok Kim ("My Sassy Girl"). La vicenda è scandita con dei lunghi flash-back a incastro, il fatto di sangue si è già consumato nel prologo con una scarica di spari che forano una casetta di frontiera stretta nel gelo dell’inverno: sul terreno, crivellati in pozze di sangue, restano i corpi di due militari coreani del nord, un soldato del sud è rimasto coinvolto ma è riuscito a cavarsela dopo l’intervento dei suoi compagni giunti in forze. Ma qualcosa non quadra, soprattutto la sua presenza all’interno dell’abitazione oltre-confine.

Il regista dimostra una grande raffinatezza nelle inquadrature, è già un maestro della ripresa sinuosa e della scansione dei tempi, e introduce quella durezza disarmante che farà la fortuna delle opere successive con intensi momenti sospesi tra il dramma puro e la commozione. E’ un cinema emozionante che scava nelle anime dei suoi protagonisti, interpretati da due attori in questa occasione a dir poco straordinari nei rispettivi ruoli principali e ormai divenuti celebri nel corso degli anni: Lee Byung-hun, sergente dell’esercito del sud, si fa notare in seguito nel fantastico "Bittersweet Life" (2005) in cui è un gangster ultra-romantico, nonché nei panni di Storm Shadow (il ninja bianco) in "G.I. Joe La Nascita dei Cobra" (2009), il grande Song Kang-ho, sergente dell’esercito comunista del nord, diviene l’attore-feticcio del regista per una serie di film ("Sympathy fo Mr. Vengeance", "Lady Vendetta"), tra cui l’ultimo atteso horror "Thirst" (2009), ma anche un simbolo stesso del cinema coreano ("Memories of Murder", "The Host").

I due uomini si fronteggiano a distanza sino all’incontro ad armi spianate in un campo minato, una sequenza magnifica che determina prima la naturale diffidenza e poi una dichiarata solidarietà, complice un ordigno da disinnescare, che sfocia più avanti in sincera amicizia. Un rapporto schiacciato dal peso incombente della storia dei due paesi, rafforzato dalla presenza dei rispettivi compagni di guardia che vengono trascinati, non senza resistenze, in un sodalizio proibito ma necessario sino alle tragiche conseguenze. Il film concede pochi ma notevoli momenti spettacolari, detto per inciso non è quello che uno si aspetta da un action-war-movie, si vedono le attrezzate truppe della Corea del Sud perlustrare le zone off-limits in scenari selvaggi ma splendidi, gli incontri con i distaccamenti comunisti con le armi pronti a fare fuoco sono realistici e ben realizzati. "JSA" può comunque contare, forse, sulla più bella sequenza "mexican stand off" (tanto cara a Tarantino & C.) degli ultimi anni per tensione emotiva e disperazione, tutta da vedere anche perché si riferisce al momento-clou dell’intera pellicola.

"JSA" si interroga sul corso della storia e il sentimento che alberga negli uomini costretti dagli eventi, una grande opera d’intrattenimento perfetta dal punto di vista tecnico e, allo stesso tempo, densa di spietati significati e messaggi poco conciliatori di morte. Park Chan-wook non concede sconti ai suoi personaggi, come la consulente svizzero-coreana (la bella Lee Yeong-ae) che scopre il passato doloroso comunista del padre, ne’ tanto meno agli spettatori, il finale difatti é amaro e l’ultima immagine-istantanea, all’apparenza ilare, pesa ancora come un macigno. Da proiettare nelle scuole.

Tit. Originale: "Joint Security Area" (ingl.)
Paese: Corea del Sud
Rating: 9/10