La mano spietata della legge (1973) di M. Gariazzo

manospietata.jpgTitolo: La mano spietata della legge
Paese: Italia

Uno dei polizieschi italiani più violenti degli anni 70, con protagonisti Philippe Leroy e Klaus Kinski.

Roma. Il commissario Gianni De Carmine ([[Philippe Leroy]]), tenuto a freno dai superiori per i suoi metodi poco ortodossi, si occupa dell’ omicidio di un mafioso avvenuto in circostanze misteriose. L’indagine assume connotati inquietanti dato che i pochi testimoni oculari vengono uccisi uno dopo l’altro; inoltre, De Carmine comincia a sospettare degli stessi colleghi.

Gelido come lo sguardo di [[Klaus Kinski]] (Vito Quattroni), il film di [[Mario Gariazzo]] si impone come uno dei titoli più aggressivi del panorama dei polizieschi italiani dei primi anni 70, una rappresentazione della violenza fisica e psicologica che non risparmia nessuno, nemmeno il commissario De Carmine.

Costretto a combattere gente spietata e brutale, il personaggio interpretato da Philippe Leroy adotta sistemi investigativi a base di confessioni estorte con pestaggi selvaggi e perquisizioni senza permessi. Una condotta che porta dritti verso un punto di non ritorno che De Carmine sembra perseguire con lucidità e consapevolezza, come egli stesso confessa in un breve dialogo alla compagna Linda ([[Silvia Monti]]).

 Il ritratto della società è sconfortante, dominato da un potere occulto corrotto che muove l’economia e decide l’eliminazione, tramite criminali senza scrupoli pronti a tutto, di coloro che intralciano tali interessi. Il killer Vito Quattroni, interpretato dal grande Klaus Kinski ([[Nosferatu il vampiro]]), è un uomo di poche parole che uccide a sangue freddo: da ricordare l’omicidio in puro stile "thriller" di una giovane donna dentro un bagno e l’evirazione di un compagno ([[Luciano Rossi]]) dal comportamento scorretto, con una fiamma ossidrica.

L’aspetto action è centellinato, compaiono poche sequenze movimentate, ma queste risultano significative, come l’inseguimento in macchina con Philippe Leroy che spara tenendosi appeso a una portiera aperta. La violenza invece trasuda dai continui pestaggi che sono disseminati lungo tutta la pellicola, molto fisici e sanguinolenti, che trasformano in belve feroci i protagonisti.

Interessante il cast femminile, con le belle Silvia Monti e [[Pia Giancaro]]. Philippe Leroy è molto bravo, si cimenta in un’interpretazione drammatica che può essere ben riassunta nello sguardo perso del finale, amarissimo e disperato.

Rating: 7/10