Aggiornato il Febbraio 9, 2015 da Il Guru dei Film
Il remake del capolavoro di Romero diretto da Tom Savini.
Agosto 1989, dopo un lungo viaggio in auto Barbara e il fratello Johnny arrivano in un cimitero di campagna per rendere omaggio alla madre morta da pochi mesi, in giro non si vede nessuno, la ragazza è nervosa perché il fratello continua a scherzare nonostante il fresco lutto …
All’improvviso, nei pressi della tomba, i due giovani sono aggrediti senza ragione da un uomo con il volto deturpato, nella colluttazione Johnny cade di testa su una lapide, Barbara scappa terrorizzata verso la macchina ma è inseguita anche da un altro individuo che avanza minaccioso con fare barcollante….
Da sempre poco ricordato e mai del tutto apprezzato, Il (primo) remake del classico per eccellenza “La Notte dei Morti Viventi” (1968) è un grande zombie-movie, serrato e cattivo, l’unica regia del maestro degli effetti speciali (splatter) Tom Savini che ha avuto la sfortuna di uscire in un periodo infelice per l’intero genere horror. Dopo l’abbuffata irripetibile degli anni 80, il nuovo decennio si apre incerto per il genere più estremo del cinema e coincide con un riflusso che porta a un allontanamento del pubblico voglioso di nuove sensazioni. La Notte dei Morti Viventi di Savini è un sonoro flop, gli anni 90 si apprestano a divenire il dominio dei serial killer (dal Silenzio degli Innocenti a Seven), per gli zombi invece si preparano tempi duri, basti pensare che l’unico titolo di rilievo per molti anni a venire, sino al primo Resident Evil (2002), sarà il solo “Il Ritorno dei Morti Viventi 3” (1993).
La nuova versione di Savini, oltre a utilizzare la scontata pellicola a colori rispetto all’originale bianco e nero, è compatta, bene interpretata e diretta, sotto la benedizione dello stesso George A. Romero che figura come produttore. Savini sovrintende gli effetti speciali splatter che, per evitare il severo e temuto divieto X-Rated di solito riservato ai porno, subiscono dei tagli in alcune sequenze riguardanti i sanguinolenti danni (esplosione di materia cerebrale, fiotti di sangue, ecc.) riportati dai crani delle vittime (zombi), in modo da abbassare il divieto al più tollerabile R-Rated. E’ bene sapere che non esiste in commercio una versione uncut, le scene tagliate sono facilmente reperibili separate nei documentari extra dei dvd e in internet. La violenza e il sangue non mancano, vi sono numerosi episodi efferati nel corso della vicenda ma la sensazione che tutto sia attenuato è palpabile, anche solo rispetto ai leggendari precedenti capitoli di Romero, “Zombi” e Il Giorno degli Zombi”, sempre curati negli effetti da Savini.
La regia di Savini riesce a compensare con fluidità e sicurezza sin dal prologo che vale l’originale, davvero ben fatto, a suo modo ironico visto come viene annunciato il primo “morto vivente”. Gli zombi, termine che nel film non viene mai menzionato, sono lenti nei movimenti come la tradizione impone, ben ricreati e variegati nel make up macabro che, dopo 22 anni, hanno un aspetto più vicino alla decomposizione e sviluppato una maggiore ferocia e brama di carne umana, le vittime al momento del contagio spesso mostrano delle inquietanti orbite bianche e cieche. La sceneggiatura di George Romero segue quella primaria scritta insieme a John Russo con minime ma importanti variazioni, la più rilevante è da ricondurre al personaggio di Barbara interpretato dall’indimenticabile Patricia Tallmann, la bella attrice dal capello rosso sbarazzino, al contrario del personaggio del film originale, è un tipo forte, risoluto, (anche) sexy e che non esita a imbracciare un fucile per accoppare più morti viventi possibili.
Ritorna la figura del ragazzo nero come protagonista, nel 1968 un vero atto rivoluzionario, qui con il volto di Tony Todd che autocita Candyman, il personaggio che lo ha lanciato pochi anni prima nell’omonimo film, entrando in scena con un grosso uncino (grande!). Molto bene anche il resto dei comprimari tra i quali si segnala Tom Towles (il mitico Otis di Henry Pioggia di Sangue), perfetto odioso capofamiglia rintanato con moglie e figlia contagiata nella cantina della casa, divenuta l’ultimo rifugio contro l’assedio degli zombi. Bill Mosley (La Casa del Diavolo) interpreta il fratello Johnny. Se proprio si vuole trovare un punto debole in uno dei pochi remake horror degni di tale nome, al netto della sconsiderata remake-mania degli anni 2000, è da ricercare nell’anonima colonna sonora di Paul McCllough.
Romero e Savini si divertono con un’opera forse non essenziale ma investita, suo malgrado, di chiudere un’epoca e in possesso di un peso specifico artistico capace di distruggere decine di pellicole successive ben più fortunate e rinomate; i due amici-collaboratori hanno modellato buona parte dell’immaginario horror e non si dimenticano di rilanciare che i veri mostri siamo noi, lo fanno con un grandissimo finale pessimista e cupo in grado di ristabilire semplici, primitivi concetti che portano avanti (o indietro) l’umanità da sempre: violenza, sopraffazione, odio e culto della morte. Il messaggio disturbante si espande negli splendidi titoli di coda composti da schematici fermi immagine.
Stanno venendo a prenderti Barbara, ancora una volta.
Tit. originale: “Night of the Living Dead”
Paese: USA
Rating: 8/10