La Sfida degli Invincibili campioni(1969)

Aggiornato il Marzo 4, 2010 da Il Guru dei Film

Film: La sfida degli invincibili campioni

 

I combattimenti si sviluppano quasi incontrollati in diversificate bagarre uno contro uno, uno contro dieci, agguati, assalti a postazioni fortificate, ecc. che mostrano, a turno, le bizzarre armi a disposizione, in particolare quelle degli oppressori, muniti di spade "velenose" da cui fuoriescono strani gas, lame rotanti imbracciate come scudi, falci a catena, lame nascoste e retrattili e cosi via. Fang invece ha la sua inseparabile spada "spezzata", la prima volta che torna a imbracciarla è seduto a un tavolo con l’arma inserita nella custodia, di fronte ha due nemici che lo osservano minacciosi, la luce sparisce all’improvviso, quando ricompare i due sprovveduti hanno le vesti ridotte a brandelli per una serie di colpi inferti a velocità disumana. "La Sfida degli Incredibili Campioni" resta comunque un wuxiapian violento e pieno di sangue: in un’imboscata una vittima viene sollevata di peso dalle catene a falce conficcate nelle carni, in altre occasioni più di un combattente lotta sino all’ultimo respiro seppure trafitto da parte a parte da spade enormi (un classico del cinema di Chang Cheh), numerosi i dettagli di ferite aperte in pieno volto e gli schizzi di rosso spruzzati un pò ovunque non si contano.

Jimmy Wang Yu è il carismatico Fang, dopo il prologo vestito di nero, si presenta con una tenuta completamente bianca a capo di una formazione di cittadini-guerrieri, pronti al sacrificio pur di non sottomettersi, inizia una vera e propria missione di guerra che lascia sul terreno decine di cadaveri. Fang entra in azione poche volta ma quando questo avviene è una carneficina pura, tra le migliori sequenze compare l’avanzamento dell’eroe, a protezione della moglie terrorizzata alle spalle, all’interno di una sala-ristorante a colpi di micidiali fendenti che squarciano in ogni direzione con precisione e ferocia innumerevoli avversari, paralizzati per una frazione di secondo prima di crollare a terra morti, in una situazione ormai standard delle arti marziali. Le scene di lotta sono il pezzo forte della pellicola, il wire-work viene utilizzato in diverse occasioni (in una scena si può vedere un cavo che solleva il vestito di Fang) ma con creatività e solo in situazioni-limite, le spade si incrociano in un continuo tripudio di metallo e urla di morte.

Il finale arriva dopo una lunghissima scia di sangue, toccante la sequenza degli anziani genitori che cercano i cadaveri dei figli tra i caduti di un violento attacco, nei pressi di un villaggio su un corso fluviale, qui Fang affronta il temibile "Furtivo" e le sue guardie incappucciate in un cruento scontro che non può lasciare prigionieri. Ennesimo classico firmato da Chang Cheh, l’autore ha ormai raggiunto una padronanza tale dei tempi del montaggio e scelta di inquadrature che ancora oggi è degna di essere studiata e riverita, qualità che gli permettono negli anni successivi di sfornare una serie impressionante di pellicole fondamentali, tra le quali il sequel apocrifo incentrato ancora una volta sullo spadaccino monco: "La Mano Sinistra della Violenza" (1971), se possibile, il migliore della trilogia per eccellenza del genere arti marziali.

Tit. Originale: "Return of The One Armed Swordsman" (intern.)
Paese: Hong Kong
Rating: 9/10