La Zona Morta (1983)

Aggiornato il Giugno 16, 2011 da Il Guru dei Film

Film: La Zona Morta

David Cronenberg si misura con un racconto di Stephen King. Johnny Smith subisce un grave incidente stradale e cade in coma, il risveglio in un letto di ospedale è traumatico: sono passati cinque anni e molte cose sono cambiate, anche la donna che doveva sposare si è rifatta una nuova vita.

Johnny però si accorge di un altro aspetto, il trauma ha permesso di sviluppare nella sua mente una facoltà incredibile, quella della preveggenza, con il contatto fisico riesce a vedere gli eventi tragici legati alle persone. Il dono straordinario si rivela presto una maledizione, una condizione impossibile con cui convivere.

"La Zona Morta" viene girato dopo il film-manifesto "Videodrome" (1982) e prima del celebrato remake de "La Mosca" (1986), è in poche parole il periodo più proficuo per il regista Cronenberg che, a prima vista, si concede una libera uscita nell'adattamento di uno dei tanti racconti di Stephen King, ai tempi lo scrittore horror gode di una simile ispirazione, ogni libro pubblicato è oro colato e si traduce in un best seller istantaneo. In verità "La Zona Morta" rientra con forza nei temi cari a Cronenberg, i misteri di una nuova vita (o di una "nuova carne") sono ancora una volta presenti, il dischiudersi di segreti collegati al corpo emergono in tutta la drammaticità, sono la rivelazione di vere zone "morte", fenomeni incontrollabili che attraversano la mente e la vita degli uomini, costretti a fronteggiare il male e il dolore in tutte le sue forme reali e ineluttabili.

Vi sono riferimenti non del tutto digeribili, quasi ingenui, il nome anonimo per antonomasia Johnny Smith del protagonista per cominciare, ma questo potrebbe stare a indicare la vulnerabilità di ogni singolo individuo, l'evenienza fatale pronta a colpire chiunque. A sedare le perplessità ci pensa un Cristopher Walken folgorante, il personaggio di Johnny non poteva essere reso meglio, cosi sofferente e malinconico da risultare straziante. In fondo la vera "zona morta" in cui si annaspa lungo tutta la pellicola è la desolazione della solitudine, la perdita di una vita non vissuta, il gelo dell'anima che viene rappresentato con grande intuizione dai freddi paesaggi al confine tra l'Ontario e il Maine (come noto, Il luogo per antonomasia dei racconti del Re), inquadrati in scorci quasi minacciosi e incombenti già nel prologo che svela, per gradi, la scritta a caratteri cubitali del titolo.