L’allenatore nel pallone 2 – c’è solo un Oronzo

Aggiornato il Gennaio 11, 2008 da Il Guru dei Film

l'allenatore nel pallone 2

A 24 anni di distanza dal primo episodio, Lino Banfi torna nel ruolo del tecnico della Longobarda, con il piccolo aiuto di amici famosi come Totti, Buffon, Toni, Gilardino, De Rossi, Oddo, Collovati, Pruzzo, Graziani, Ancellotti, Spalletti e Mazzone.

C’è poco da dire. Da più di vent’anni L’allenatore nel pallone sta ai calciatori e ai fan del calcio di ogni categoria come Febbre da cavallo sta ai cavallari. E Oronzo Canà, giusto o sbagliato che sia (Febbre da cavallo è un altro livello), è amato quanto Er Pomata e Mandrake. In più di mezzo s’è messo pure Quentin Tarantino, confessando la sua astutissima ammirazione per le commedie di Banfi, (ma molto c’entra la Fenech). Così in questo periodo di Vacanze in crociera e Mogli bellissime L’allenatore nel pallone 2 e il conseguente ritorno di Lino Banfi-Oronzo Canà e della sua Longobarda diventa un evento (il film uscirà in 600 copie) accolto con entusiasmo prima di tutto dal mondo del calcio. Nel cast ci sono Francesco Totti, Gianluigi Buffon, Luca Toni, Alberto Gilardino, Daniele De Rossi, Massimo Oddo, Fulvio Collovati, Roberto Pruzzo, Ciccio Graziani, insieme ad allenatori come Carlo Ancellotti, Luciano Spalletti e Carletto Mazzone (che pare se la cavi bene davanti alla macchina da presa) ed al presidente della Lazio Claudio Lotito. Tutti hanno devoluto il loro gettone in beneficienza. A completare la compagnia Andrea Roncato, Anna Falchi, Biagio Izzo. 24 anni fa Oronzo Canà portava rocambolescamente alla salvezza in serie A la sua Longobarda in pieno calcio scommesse. Ora il suo ritorno avviene dopo lo scandalo legato all’attività di Luciano Moggi, che per altro era stato invitato a recitare nel film e aveva accettato, per poi abbandonare quando la richiesta di dargli più spazio fatta dal suo agente, Lele Mora, quello dell’Hollywood di Milano, dei tronisti e vallettopoli, non era stata accolta.
La trama ha la tipica imprevedibilità e complessità di questo tipo di film: il figlio del presidente della Longobarda, insieme al suo loschissimo socio russo, colgono l’occasione per riportare la squadra in serie A grazie a una serie a catena di retrocessioni, fallimenti e guai simili di un bel po’ di squadre. Il profeta della b-zona e del 5-5-5 (a calcio si gioca in 11) si converte allo schema a farfalla e mantiene intatto il suo gergo ‘incazzeto’ o, naturalmente, ‘arrapeto’. Se proprio si vogliono fare le cose per bene, bisogna notare che rispetto a vent’anni fa sono scomparse quelle gag fisiche, tipo le botte in testa e i calci in culo, che tanto sono piaciute a Tarantino e ai nostri eroi del calcio. Per film come L’allenatore del pallone 2 contano soprattutto l’effetto Monnezza (inteso come il poliziotto interpretato da Thomas Milian) e il complesso di Totò. C’è un pubblico enorme ed eterogeneo che ama Monnezza, Oronzo Canà e compagni infischiandosene nel modo più totale delle questioni estetiche. Si diverte e basta. Con buona pace della critica che, avendo stroncato i film di Totò (che allora incassava in proporzione molto più dei Natali di De Sica) ha il terrore di fare un’altra cappellata macroscopica e quindi si affretta a rivalutare. Soprattutto se poi se l’imput arriva da Tarantino.   
Paolo Biamonte