Hayao Miyazaki è ormai una leggenda mondiale del fumetto e del cartoon. L’Oscar nel 2003 per La città incantata, il Leone d’Oro alla carriera ricevuto a Venezia e La Principessa Mononoke gli hanno dato il successo e la fama anche in Occidente quando ormai da trent’anni in Giappone era un mito. Lupin III – il castello di Cagliostro è il suo primo lungometraggio, realizzato nel 1979. Lupin III è la versione del ladro gentiluomo e playboy inventato da Maurice Leblanc nel 1905, protagonista di un fumetto e di una serie animata tv che ha avuto grande successo in Italia. Il castello di Cagliostro non era mai uscito al cinema (in Dvd circola da anni). Quella che arriva ora nei nostri cinema è la versione rimasterizzata con le voci dei doppiatori del cartoon televisivo.
Miyazaki, per la prima parte della sua carriera, è stato uno specialista di adattamenti di capolavori della letteratura per ragazzi. La sua abilità sta nel modo in cui rielabora la tradizione dei manga in funzione di un linguaggio, visuale e narrativo, universale. E infatti Lupin III – Il castello di Cagliostro è, al di là delle classificazioni, per prima cosa un film. C’è qualcosa di James Bond, un’atmosfera jazzy, azione, romaticismo, avventura con un’interpretazione raffinatamente deviante della lotta tra il Bene e il Male visto che in questo caso i buoni sono guidati da un inafferabile ladro. Il fatto è che Lupin III scopre che il mare di soldi falsi che sta mettendo in ginocchio l’economia mondiale proviene dall’apparentemente inespugnabile castello di Cagliostro, un perfido conte che governa uno staterello simile a Montecarlo. Non contento di stampare soldi falsi, Cagliostro nel suo castello tiene imprigionata la principessa Clarissa, sperando di costringerla a sposarlo e nasconde un anello di inestimabile valore. Lupin III decide di liberare la principessa, impadronirsi del tesoro, stroncare il traffico di denaro falso e rovinare il conte. Insieme ai suoi compagni d’avventura Lupin III affronta la sfida ma deve vedersela con l’Interpol, una squadra di ninja dalle unghie a sciabola e perfino sventare una cospirazione internazionale.
Paolo Biamonte
Miyazaki, per la prima parte della sua carriera, è stato uno specialista di adattamenti di capolavori della letteratura per ragazzi. La sua abilità sta nel modo in cui rielabora la tradizione dei manga in funzione di un linguaggio, visuale e narrativo, universale. E infatti Lupin III – Il castello di Cagliostro è, al di là delle classificazioni, per prima cosa un film. C’è qualcosa di James Bond, un’atmosfera jazzy, azione, romaticismo, avventura con un’interpretazione raffinatamente deviante della lotta tra il Bene e il Male visto che in questo caso i buoni sono guidati da un inafferabile ladro. Il fatto è che Lupin III scopre che il mare di soldi falsi che sta mettendo in ginocchio l’economia mondiale proviene dall’apparentemente inespugnabile castello di Cagliostro, un perfido conte che governa uno staterello simile a Montecarlo. Non contento di stampare soldi falsi, Cagliostro nel suo castello tiene imprigionata la principessa Clarissa, sperando di costringerla a sposarlo e nasconde un anello di inestimabile valore. Lupin III decide di liberare la principessa, impadronirsi del tesoro, stroncare il traffico di denaro falso e rovinare il conte. Insieme ai suoi compagni d’avventura Lupin III affronta la sfida ma deve vedersela con l’Interpol, una squadra di ninja dalle unghie a sciabola e perfino sventare una cospirazione internazionale.
Paolo Biamonte