Mannaja (1977)

Aggiornato il Dicembre 7, 2011 da Il Guru dei Film

MannajaUn western-spaghetti con protagonista Maurizio Merli.
Merton, detto Mannaja, torna nei luoghi in cui é cresciuto per vendicare la morte del padre, ucciso dagli uomini di McGowan, un ricco possidente che si è impadronito con la forza dei territori e di una miniera in cui lavorano decine di schiavi.

Uno degli ultimi western italiani di un certo livello, già ai tempi considerato fuori tempo massimo, che si ricollega in qualche modo alle violenze del bellissimo "Keoma" (1975), considerato a sua volta il bacio della morte del proficuo filone dei cosiddetti spaghetti-western. Il prologo di "Mannaja" è straordinario, se il film avesse mantenuto per l'intera durata il registro horror che si intravede, forse, parleremmo di un capolavoro ma quello che rimane soddisfa e le atmosfere plumbee, dominate dalla nebbia, ritornano anche nel finale: in sella a un cavallo Mannaja, non visibile in volto in quanto coperto dalle ombre, insegue un ricercato in mezzo a una palude soffocata da una spessa coltre di caligine (alcuni retroscena gustosi indicano creata per mascherare la povertà dei set in disarmo), per una rincorsa interrotta da un lancio preciso di una mannaia che trancia di netto contro un albero, con notevoli effetti splatter, la mano di Donald O'Brien che interpreta il criminale Burt Craven. Incipit da applausi.

In seguito irrompe la colonna sonora dei fratelli De Angelis, grandi specialisti per svariate pellicole anni 70, e la canzone "Wolf" dal timbro baritonale ed evocativo, ripetuta nel corso della pellicola. Alla regia compare Sergio Martino che per quanto frequentazione del cinema di genere (italiano) non é secondo a nessuno, nemmeno al grande Lucio Fulci, qui alle prese con quello che considera il suo migliore western, con grossa probabilità contaminato dagli horror diretti in precedenza dal regista come "I corpi presentano tracce di violenza carnale" e "Tutti i colori del buio". "Mannaja" è molto violento e sembra ritornare ai western dei tempi d'oro, prima che l'ondata comico-grottesca indicasse l'inizio della fine per il genere, un film pieno di sparatorie e morti ammazzati che presenta un'arma inedita, la mannaia usata da Mender, fatta roteare con effetti facilmente immaginabili contro i suoi nemici.

Mannaja

"Mannaja" è ricordato anche per essere un film con Maurizio Merli, l'eroe di molti polizieschi italiani del periodo ("Roma Violenta", "Napoli Violenta"), poco considerato come personaggio western, nonostante con il ruolo di Mender/Mannaja si inserisca nel solco dei pistoleri biondi e con l'occhio chiaro che tanta fortuna hanno avuto all'interno del filone, da Clint Eastwood a Franco Nero, senza dimenticare un certo Terence Hill. Merli è alto e atletico, un bel tipo, con i capelli lunghi e barba, diversi close up inoltre fanno risaltare il verde-azzurro dello sguardo che emerge da un volto spesso sporco di fango, insomma nelle vesti di Mannaja non sfigura affatto, vederlo in eventuali sequel sarebbe stata cosa gradita.

In una parte di secondo piano si nota Philippe Leroy, il ricco e infermo McGowan, a dare il vero filo da torcere a Mannaja è il Woller di John Steiner che vediamo sempre accompagnato da un paio di mastini neri. Tra le sequenze migliori si ricordano il massacro dei passeggeri di una diligenza, in un montaggio alternato con il ballo di un gruppo di ballerine itineranti, e la tortura ai danni dell'eroe, sotterrato sino alla gola con un puntello infilato sotto il mento. Mannaja perde anche l'uso della vista e in una successiva scena suggestiva costruisce con alcune pietre una mannaia, come un vero uomo delle caverne, luogo in cui si ritrova per ulteriori e furibondi scontri all'ultimo sangue. Girato interamente nei dintorni caratteristici di Manziana, in provincia di Roma. Gli amanti dello spaghetti-western impazziscono per film del genere, molto apprezzato all'estero, in Italia invece é stato visto da pochi intimi.

Paese: Italia
Rating: 8/10