Aggiornato il Novembre 28, 2008 da Il Guru dei Film
Mark Wahlberg è il protagonista del film tratto dal celebre video gioco che mette in scena una storia tostissima un po’ alla Sin City in un’atmosfera cupissima.
Per quei pochi che non lo sapessero, Max Payne è uno dei più famosi video giochi del genere sparatutto in terza persona, un prodotto che combina un immaginario alla Sin City con il noir e la tecnologia, non per niente è stato uno dei primi a utilizzare il bullet time, l’effetto, reso celebre da Matrix, che permette di seguire il percorso di una pallottola a rallentatore mentre il resto dell’inquadratura scorre a velocità normale.
L’avvento di Max Payne sul grande schermo è dunque un evento molto atteso e pubblicizzato che ovviamente si rivolge innanzitutto al pubblico degli smanettoni da consolle o da pc.
John Moore ne ha ricavato un film scurissimo e brutale affidando il ruolo del protagonista a Mark Wahlberg, attore dal passato così burrascoso che potrebbe sembrare quello di un personaggio del film.
La storia, intrisa di riferimenti alla mitologia del nord Europa (come i lettori di Thor sanno bene si dice norrena) è tostissima: Max Payne è un poliziotto di New York che una sera torna a casa e scopre che sua moglie e sua figlia bambina sono state massacrate. Quando viene a sapere che a compiere il massacro sono stati dei killer sotto l’effetto di una droga potentissima e dalla provenienza misteriosa, comincia a fare l’infiltrato nel mondo della malavita. Il tutto fino a che non viene ritenuto responsabile della morte di un collega. Max si trova così da solo, inseguito dalla polizia e dalla malavita. Col tempo scoprirà un complotto ordito dalla Aesir (gli dèi del cielo e della potenza guerriera), una corporation che produce la droga chiamata Valkyria (c’è anche un club che si chiama Ragnarok, la battaglia finale tra le potenze della luce e dell’ordine e quelle della tenebra e del caos) che era stata inventata per far aumentare l’aggressività e non far sentire il dolore alle truppe in Irak. E guarda caso la moglie di Max è stata uccisa proprio perché aveva scoperto gli sporchissimi altarini che c’erano dietro questa faccenda.
In questa lotta Max Payne è da solo ma è una macchina da guerra che tiene fede alla definizione di sparatutto. Una via di mezzo perfetta tra il giustiziere e il poliziotto eroe. D’altra parte per rimanere vivi nel mondo che ha attorno mica basta essere normali. L’espressione che Wahlberg ha sul viso è cupa quasi quanto la New York senza luce in cui è stata ambientato il film che concentra in un’ora e mezzo l’azione di due edizioni del video gioco
Paolo Biamonte