Aggiornato il Ottobre 14, 2010 da Il Guru dei Film
Dall'Indonesia il film sull'arte marziale del Pentjak Silat lancia il promettente protagonista Iko Uwais.
Indonesia. Il giovane Yuda per seguire il passaggio verso l'età adulta, chiamato dalla sua gente Merantau, lascia il villaggio dove è cresciuto con la madre e il fratello per dirigersi nella capitale Jakarta. L'intenzione di Yuda é trovare lavoro come istruttore di Silat, arte marziale in cui eccelle, ma giunto in città scopre che la casa segnalata ad accoglierlo è stata demolita. Yuda vaga alla ricerca di un riparo intanto entra in contatto con la dura realtà di Jakarta, casualmente conosce un piccolo ladruncolo e sua sorella minacciata da una gang di loschi individui dediti al traffico della prostituzione.
"Merantau" è riuscito nel giro di un anno a conquistare consensi un pò ovunque, sono sempre più numerosi gli appassionati in cerca di nuove sensazioni che riconoscono al film diretto dal gallese Gareth H. Evans almeno due grossi meriti: avere portato in primo piano la poco considerata arte marziale Silat e la scoperta di Iko Uwais, potenziale nuovo idolo del cinema arti marziali. La pellicola subisce molto l'influenza del vicino cinema tailandese, tanto che l'ombra lunga di Tony Jaa aleggia al punto da scomodare gli inevitabili paragoni, del resto complice le recenti poco esaltanti performance della superstar ("Ong Bak 3") il nome di Iko Uwais è segnalato da più parti come suo erede. E' presto per dirlo ma le similitudini, anche fisiche, portano in questa direzione, al momento Tony Jaa ha ancora una presenza più esplosiva grazie anche a una struttura muscolare più pronunciata.
L'origine del film è da ricondurre a un documentario sull'arte da combattimento Pilat girato dal regista in Indonesia, in questa occasione avviene l'incontro-scoperta con il giovane protagonista e i primi contatti con i produttori indonesiani. "Merantau" ha un regista anglosassone ma resta un film indonesiano al 100% e, soprattutto, non è una produzione povera, dietro c'è la speranza di un intero paese voglioso di aprire una nuova strada (commerciale) anche verso l'occidente, da ricordare che la tradizione di film di arti marziali indonesiani è praticamente inesistente. Il gap culturale con le industrie di cinema vicine sembra colmato senza troppe difficoltà, il film sotto il profilo tecnico-scenografico non ha nulla da invidiare ai prodotti medi di Hong Kong o Thailandia, e non è poco a pensarci bene, si può dire lo stesso per l'impatto spettacolare che alla fine è sempre l'elemento più importante. Buona parte della riuscita è merito della grande attenzione alle coreografie realistiche dei combattimenti, molto elaborate e violente come impone il trend degli ultimi tempi.