Mine (2016)

Aggiornato il Ottobre 10, 2016 da Il Guru dei Film

Mine è un action-thriller nel deserto diretto da una coppia di registi milanesi …

Paese: Italia/Spagna/USA
Rating:7/10

Mike è un marine in missione nel deserto come tiratore scelto, le cose vanno male quando insieme al compagno Tommy viene scoperto e inseguito da un gruppo di uomini armati, i due militari riescono a fare perdere le tracce sino a finire in un campo minato. Mike avverte il pericolo ma è troppo tardi: Tommy salta in aria su una mina, mentre lui scopre di essere su un altro ordigno pronto a esplodere, ora non può muoversi e fare altro che attendere i soccorsi in arrivo non prima di 52 ore.

Sbuca un po’ a sorpresa nelle sale un film a prima vista non catalogabile in un solo genere, diretto da una coppia esordiente proveniente da Milano, data l’omonimia i registi si fanno chiamare Fabio & Fabio, rispettivamente Fabio Guaglione e Fabio Resinaro. Mine è una coproduzione tra Italia, Spagna e USA che riflette la confezione internazionale della pellicola, detto in parole povere non sembra affatto un film italiano, un passo necessario e auspicabile che manca da troppo tempo al nostro cinema, in particolare in quello di genere. Qualcosa sembra muoversi in questo senso se pensiamo al futuro impegno di Stefano Sollima, promosso alla regia di Soldado (Sicario 2) dopo i successi della serie Gomorra e il film Suburra, quest’ultimo il migliore titolo italiano degli ultimi anni. In Italia la situazione resta incerta se non drammatica, le pellicole prodotte sono un buon numero, al contrario di quanto si possa pensare, ma tutte o quasi rivolte a un certo tipo di target (tutto il calderone delle commedie giovanilistiche e non), salvo eccezioni come Lo Chiamavano Jeeg Robot, opera riuscita senza dubbio ma elevata con eccessivi entusiasmi a capolavoro per il solo fatto di essere unica in un panorama desolante, non priva di ingenuità e “provincialismo”.

Un film come Mine prefigura una terza via, meno facile ma anche più ambiziosa e spinta verso mercati esterni, del resto se ci pensiamo bene, anche in passato le nostre pellicole considerate più “basse” miravano a questo, stupisce ma non troppo che dietro a tale operazione ci sia un duo di sconosciuti registi italiani, in realtà con alcuni anni di gavetta alle spalle nei soliti giri underground fatti di corti e festival in giro per mezzo mondo. Mine è una bella vetrina di presentazione, non priva di difetti e pesantezze narrative ma con una grande preparazione dietro e una tecnica di ripresa notevole che non sfigura con produzioni ben più grosse. E già solo questo vale un plauso a tutta la crew che vede a capo il produttore spagnolo Peter Safran, noto per Buried – Sepolto, pellicola (sopravvalutata invero) che spartisce con Mine il presupposto di un unico protagonista isolato in una situazione assurda e disperata.

Armie Hammer è un ragazzone, ci guarda dai suoi 196 cm di altezza, bello e biondo, di successo, incorso in una batosta con il flop di The Lone Ranger, era il protagonista al fianco di Johnny Depp, non ha alcuna remora di ripartire con un piccolo film nella parte di Mike, il marine sniper che va a mettere il piede sopra a una mina nel deserto. Click, il rumore dell’innesto di un ordigno, si propaga nella mente di Mike come un segnale, riguarda la paura e le difficoltà affrontate nella vita, l’attesa dei soccorsi diviene una estrema disamina degli eventi che lo hanno portato a quel punto, gli errori e i rimpianti si mischiano ai ricordi dolorosi dell’infanzia. Fabio & Fabio dilatano Mine in un suggestivo action psicologico ricco di flashback, allucinazioni, incontri singolari che hanno il culmine con il personaggio del berbero. Si può sindacare sul fatto di abusare dei soliti cliché visti troppe volte come la fidanzata d’ordinanza bionda e bella in attesa a casa, o l’immancabile padre violento, ecc. ma la buona prova di un convincente Hammer riesce a nascondere, in parte, il ricorso a questi espedienti.

Molto buone le poche scene d’azione, qualcuna in più avrebbe giovato, in particolare l’attacco notturno di predatori (lupi del deserto?) famelici, da fare impallidire quelli del similare Grey con Neeson. Il finale viene tirato un po’ troppo per le lunghe, più di mezzora tra finti e contro-finali, ma la sorpresa conclusiva riesce in egual modo a essere servita con efficacia, senza rivelare troppo: bello il dettaglio del soldatino di plastica. A suo modo una prima opera spettacolare, non esente da pecche come l’eccessiva lunghezza e qualche ridondanza retorica di troppo (lo zampino americano?), può essere visto come un film di guerra introspettivo ma anche come un survival action. Le location desertiche di Forte Ventura, isole Canarie, sono sfruttate al meglio. La seconda opera è quella più difficile si dice, aspettiamo quella di Fabio & Fabio.

Sciamano

Mine

Mine -La recensione di Sciamano

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