Morgiana (1972)

Aggiornato il Febbraio 6, 2016 da Il Guru dei Film

Morgiana è un horror gotico anni 70 prodotto in Cecoslovacchia.

Tit. Originale: “Morgiana”
Paese: Cecoslovacchia
Rating: 8/10

Fine 800 circa, due sorelle ereditano alla morte del padre l’ingente patrimonio di famiglia composto da ricchi immobili e gioielli. La scontrosa Viktoria nutre dei risentimenti verso la sorella Klara, più solare e ambita da alcuni spasimanti. Una situazione insopportabile per Viktoria che non esita a predisporre l’omicidio di Klara per mezzo dell’avvelenamento.

Per gli amanti del gotico un horror sconosciuto e raro, almeno dalle nostre parti, anche per via dell’insolita provenienza della (ex) Cecoslovacchia, ai tempi sotto il dominio del blocco comunista. Il regista Juraj Herz non è invece uno qualunque, nello stesso anno è in competizione a Cannes con il film “Oil Lamps” , attivo sino ai nostri giorni (Slovensko 2.0, 2014), meglio conosciuto per avere diretto “L’uomo che bruciava i cadaveri” (1969), il titolo che è tutto un programma denota una predisposizione alle tematiche più oscure e inquietanti. Morgiana è un’opera che si può riassumere come l’incontro tra Che fine ha fatto Baby Jane? (1962) e un racconto di Edgard Allan Poe, gli impegnativi rimandi rendono con efficacia l’atmosfera e la tensione di un’opera ambientata in un’epoca poco definita, senza tempo, nonostante sia evidente (?) di trovarsi da qualche parte della fine 800, forse inizio 900, con i primi telefoni disponibili e la corrente elettrica nelle case, ma ancora con le carrozze come mezzo di trasporto privilegiato. Molto belli appaiono i pomposi costumi delle nobili donne tra pizzi e merletti, retaggio del secolo gotico per eccellenza.

Il prologo con la mesta processione di un funerale e una bara sollevata da alcuni (gentil)uomini in tuba nera,  è puro horror gotico, come le seguenti inquadrature delle due sorelle protagoniste, in queste prime scene nascoste sotto inquietanti cappelli velati a lutto. I titoli di testa denotano l’influenza del surrealismo, un segnale forse di intenzioni sperimentali nei confronti di una storia di impostazione/ambientazione classica trasformata in una fiaba nera e indistinta per l’ambientazione geografica, predisposta vicino a una costa marina selvaggia e rocciosa. In questi primi minuti cresce uno dei migliori elementi di Morgiana: la colonna sonora sinfonica molto bella, quasi ininterrotta in sottofondo, sempre piacevole e di classe. Molto colorato nei costumi e ambientazioni per essere un gotico, si va oltre con suggestioni allucinatorie, eravamo pur sempre nella scia dei lisergici anni 60, introdotte dallo squilibrio mentale di Klara, compromesso da una pozione velenosa somministrata dalla sorella Viktoria.

La giovane Klara entra in un lento stato di malessere che le procura sinistre visioni, la migliore è la corsa nel cortile della ricca tenuta di famiglia, tra giardini e colonnati, ripresa in grandangolo per accentuare l’alterazione dei sensi che la mettono di fronte al suo doppio. I temi del doppio e del dualismo sono centrali e si comprendono meglio quando si scopre che a interpretare le due sorelle è la medesima attrice, Iva Janzurova, ottima nel delineare due figure contrapposte e spesso a confronto più volte, insieme nelle stesse inquadrature, grazie a un’abilità di regia e accorgimenti visivi da parte di JuraI Herz che gestisce il rapporto con encomiabile naturalezza. Klara è bionda, sorridente e predisposta ad aprirsi verso gli altri e all’amore, di contro Viktoria è chiusa, tetra nelle vesti e altera, inoltre repressa nelle sue pulsioni (sessuali), indicative le sequenze in cui di nascosto osserva gli incontri amorosi della sorella e delle serve. Altri personaggi ruotano attorno alle due protagoniste, come il soldato invaghito di Klara, al centro della più che interessante sequenza all’interno di un bordello insieme ai commilitoni,.

Morgiana è il nome del placido gatto di Viktoria, sembra solo il testimone delle tante malefatte della padrona, è presente nella preparazione dell’intruglio malefico per le vittime, ma sin dalla prima comparsa si entra in sintonia con il suo punto di vista felino, grazie a delle soggettive singolari ad altezza micio. Morgiana avrà in seguito il suo momento di gloria, un grande omaggio alla tradizione gotica e al maestro E.A.Poe. Ambientato in gran parte negli interni delle due grosse abitazioni delle protagoniste, intervallati da alcune suggestive sortite sul precipizio di una scogliera puntellata dai resti di antiche vestigia (romane?), il film è un grande dark tale sull’eterna lotta tra il bene e il male, del resto è tratto dal racconto “Jessie & Morgiana” del russo Alexander Grin,  con un notevole finale ironico e crudele degno di essere visto.

Sciamano