Motel Woodstock – Dietro le quinte del mito

Aggiornato il Ottobre 6, 2009 da Il Guru dei Film

Film: Motel Woodstock

Ang Lee racconta come una commedia come nacque il più importante festival della storia del rock tenendosi lontano dal palco e concentrandosi sulle vicende di personaggi che ebbero un ruolo importante nella realizzazione dell'evento e sul racconto della generazione divisa tra sogni di pace e il Vietnam.

 Non è facile raccontare qualcosa di nuovo su Woodstock, la tre giorni di pace, amore e musica che, proprio quest'anno celebra il quarantennale, e che ha cambiato la storia del rock. Non è facile perché è stato scritto tutto, e quest'anno è uscito anche il libro di Michael Lang, il più celebre dei tre allora giovanissimi organizzatori, e perché il film che Michael Wadleigh, con l'aiuto di un ventisettenne Martin Scorsese, ha diretto sul concerto è ancora oggi uno dei capolavori del cinema musicale, come si può agevolmente vedere grazie al Dvd ripubblicato anche in edizione speciale.

Con Motel Woodstock, Ang Lee ha scelto l'unica strada possibile, parlare d'altro. O meglio: raccontare piccole, ma decisive, vicende private che stanno dietro a un evento diventato epocale senza che nessuno, né gli organizzatori né i musicisti che vi parteciparono, ne fosse consapevole. Nessuno immaginava che sarebbero arrivati centinaia di migliaia di ragazzi ed è stato un miracolo se le cose non sono finite in un disastro. Senza uscire dal seminato, va ricordato che la tre giorni fu organizzata da tre ragazzi senza alcuna esperienza, che chiamarono una serie di artisti allora agli esordi, che poi sono diventati delle star proprio grazie alla performance sul palco di Woodstock.

Film: Motel Woodstock

Nel prato della Max Yagur Farm, non lontano da New York, si celebrò il trionfo della cultura hippy che aveva la sua culla in California. La storia, vera, è sintomatica della casualità con cui nacque un evento mitico. Il protagonista è Elliot Teichberg, un arredatore di interni che vive a New York ed è chiamato dai genitori ad occuparsi del motel di famiglia. L'alberghetto, che confinava con la fattoria di Max Yagur, era sull'orlo della chiusura, probabilmente anche a causa della gestione a dir poco familare dei genitori di Elliot, una coppia di immigrati ebrei-russi. Venuto a sapere che la comunità della cittadina scelta in prima istanza si era ribellata all'idea di ospitare un esercito di hippy (fatto vero), Elliot non solo decide di offrire il suo motel come quartier generale dell' organizzazione ma presenta a Michael Lang Max Yagur, che concede in uso la sua fattoria.

Rispetto al festival verio e proprio, i punti di contatto finiscono qui. Perché tutto quello che accade sul palco e dietro il palco è sullo sfondo. Motel Woodstock si concentra piuttosto sulla vicenda privata di Elliot, che, un po' come accadeva nel Banchetto di nozze, non ha il coraggio di confessare la propria omosessualità ai genitori, soprattutto alla mamma (una bravissima Imelda Staunton), terrorizzata, ai limiti della paralisi, dalla paura della povertà. Ma, soprattutto, su quel passaggio epocale che ha segnato quella generazione divisa tra un sogno che sembrava possibile e la guerra del Vietnam. E già perché Woodstock ha segnato contemporaneamente il punto più alto di quel sogno e la sua fine, proprio perché molti tra quei giovani al loro ritorno a casa trovarono la cartolina per il Vietnam, mentre tanti, troppi, erano già partiti. Come, Billy, l'amico di Elliot che sceglie come capo della sicurezza del motel un ex Marine travestito (Liev Schreiber).

Ang Lee racconta l'impatto che la Woodstock generation ha avuto sulla comunità di Bethel, la località dove effettivamente si è svolto il festival, lo spirito di fratellanza con cui la gente del posto ha accolto i ragazzi, perfino lo spirito collaborativo della polizia. Davvero notevole è il modo in cui alcune sequenze sono girate in modo da sembrare materiale di repertorio. Con un registro da commedia, e un tono in minore, Motel Woodstock racconta dunque il clima di un'epoca irripetibile attravero episodi minori di un evento epocale. C'è solo una grave omissione: la musica. Qualche cosa si ascolta sullo sfondo, ma Woodstock senza Jimi Hendrix, gli Who, Janis Joplin, Santana, Joe Cocker, i Jefferson Airplane, Crosby, Stills, Nash & Young, Sly Stone sembra un po' come andare ai Caraibi quando piove.

Paolo Biamonte