Nella rete del serial killer (2008) di G. Hoblit

Aggiornato il Agosto 5, 2008 da Il Guru dei Film

Nella rete del serial killerTit.originale: Untraceable
Paese: U.S.A.

La follia dei serial killers invade la rete web trasformandola in una micidiale trappola mortale. Con Diane Lane.

Jennifer Marsh ([[Diane Lane]]) lavora nella sezione cyber-crimine che si occupa dei reati commessi in rete, un giorno la donna scopre un inquietante sito che manda in diretta torture ai danni di animali. Il sito ha una serie di protezioni che lo rendono non rintracciabile ma la situazione precipita quando a subire le violenze risultano delle persone imprigionate, uccise dopo lunghe sofferenze. Jennifer viene affiancata da una squadra di detective per stanare il serial killer che manda on line la morte in tempo reale.

I titolisti italiani questa volta non si sono sforzati più di tanto, visto che l’ultimo arrivato del filone "serial-killers" diretto da [[Gregory Hoblit]] fa il verso allo sconclusionato ma divertente "[[Nella mente del serial killer]]" di [[Renny Harlin]]. In questo caso però appare chiaro sin da subito che non c’è molto spazio per il divertimento, non tanto per i truci temi trattati, quanto per la deprimente messa in scena e la grottesca vicenda.

Il regista Gregory Hoblit non è certo uno sprovveduto, ha diretto film interessanti divenuti piccoli "cult" come "[[Il tocco del male]]"(1997) con [[Denzel Washington]] ("[[Training day]]", "[[American gangster]]"), e ottenuto larghi consensi di critica con il recente "[[Il caso Thomas Crawford]]" (2007), ma questa sua ultima fatica affronta nel peggiore dei modi possibili il tema inflazionato dei serial killers, tanto che nonostante lo sfoggio di tecnologia profuso la pellicola sembra andare indietro di una quindicina d’anni, denotando un incedere risaputo unito a goffaggini assortite.

A peggiorare la situazione è lo strisciante sotto testo del film che mostra Internet e le nuove tecnologie come dei veri e propri "demoni" che traviano le giovani generazioni, e l’utilizzo perverso che esse comportano: il sito del maniaco si "nutre" degli accessi dei visitatori, e più persone arrivano a godersi i macabri spettacoli, più velocemente viene accelerata la fine dolorosa della vittima. Una visione distorta e semplicistica che fagocita un altro tema stra-abusato, quello del presunto "voyeurismo" degli internauti e la loro perdita di umanità.

A parte le ambizioni di denuncia fuori bersaglio è comunque il linguaggio cinematografico a lasciare l’amaro in bocca: le continue inquadrature delle schermate caotiche dei personal computer dei protagonisti sono una pratica deleteria e noiosa, cosi come i riferimenti a termini tecnici incomprensibili alla maggior parte degli spettatori. Ma la scarsità di idee la si evince anche dall’ennesima irruzione delle forze speciali dentro una casa ovviamente vuota (da "[[Il silenzio degli innocenti]]" in poi, una sequenza riproposta ad nauseam), idem dicasi per il gruppo di agenti che segue le indagini nella sala operativa davanti a un televisore, tifando per l’eroe di turno.

La protagonista del film è [[Diane Lane]] ("[[Rusty il selvaggio]]", "[[L’amore infedele]]"), l’unico raggio di sole di questo desolante film, che strizza l’occhio anche ad un certo "torture-porn" modaiolo tipico della serie "[[Saw]]", un’attrice ancora bellissima nonostante la non più giovane età e che convince nel ruolo non certo originale (il solito lutto alle spalle!) della donna forte e risoluta nella caccia di un assassino imprendibile.

Da dimenticare il finale (happy) che svela i retroscena, tutti da ridere, che hanno portato il killer a organizzare una carneficina assurda quanto improbabile. I serial killers e Internet non portano molto bene al cinema, basta ricordare scempi come "[[Paura.com]]" (2002). Meglio recuperare di questi tempi il recente "[[Mr. Brooks]]" (2007), di tutt’altra fattura.

Rating: 4/10