Nightmare Detective (2006) di S. Tsukamoto

Aggiornato il Ottobre 24, 2007 da Il Guru dei Film

n.detectiveTit. originale: Nightmare Detective
Paese: Giappone

Il Giappone risulta, fra le società più industrializzate, il secondo paese con il più alto tasso di suicidi rispetto alla popolazione. Le ultime statistiche dimostrano che il fenomeno è in aumento, mentre si abbassa l’età media delle vittime.

Keiko Kirishima, una giovane detective, viene incaricata di seguire quelli che, a prima vista, sembrano essere dei casi di suicidio. Ben presto la ragazza si accorge che le vittime, prima di spirare, hanno composto lo stesso numero di cellulare verso un misterioso nome: "0". Le indagini battono diverse piste ma si presume che il colpevole sia un pericoloso serial killer, che penetra nei sogni delle persone e le induce a uccidersi. Keiko, per scovare il fantomatico "0", decide di chiedere aiuto a un ragazzo che ha le facoltà medianiche per introdursi negli incubi che popolano le ombre del cervello.

[[Shinya Tsukamoto]] ("[[Tetsuo]]", "[[Gemini]]", "[[Vital]]", ecc.) si concede un film horror, senza troppi convenevoli e bizze d’autore, che inizia con una sorta di sberleffo-parodia verso lo stesso japan-horror (la sequenza con la parrucca di capelli neri) e prosegue su binari piuttosto canonici, per chi frequenta il genere, che ha forse il difetto di non sorprendere più di tanto.

Il mondo onirico dei sogni, o meglio degli incubi che si materializzano, non è certo una novità per l’horror ("[[Nightmare]]" di [[Wes Craven]], per citare il caso più famoso), e anche "[[Nightmare Detective]]" si incanala nelle modalità che vedono la minaccia arrivare quando le persone si addormentano, viatico di una morte violenta e brutale.

Shinya Tsukamoto, come sua abitudine, recita una parte, quella più malata e delirante del personaggio di "0", sorta di sub-conscio incarnato di incubi e paure che attanagliano un intero paese (il Giappone), catalizzatore dell’ossessione per il culto della morte che permea tutto, dalle linee opprimenti degli edifici, alla vita all’apparenza irreprensibile delle persone.

Da questo punto di vista i migliori momenti del film non sono tanto gli omicidi brutali quanto le telefonate che Keiko e "0" si scambiano, conversazioni sospese su un baratro pericoloso di follia e cieco pessimismo.

I personaggi sono attratti dalla morte, vi sono (le solite) infanzie negate e solitudini insopportabili; Keiko si accorge che può arrivare alla soluzione del mistero quando capisce che anche in lei c’è una forte pulsione suicida.

La protagonista è, probabilmente, troppo carina per essere credibile, e il personaggio di [[Ryuhei Matsuda]] (il nightmare detective) non è cosi centrale come era lecito attendersi.

Nulla di nuovo sotto il sole dunque, c’è solo il buon mestiere di un regista importante, ci si può accontentare visto che vi sono anche delle situazioni piuttosto truci che non guastano.

Rating: 6/10