Paese: Spagna/Inghilterra/Francia
Ispirato dal romanzo “Los crímenes de Oxford”, dello scrittore argentino Guillermo Martinez, Alex de la Iglesia dirige l’opera più atipica della sua filmografia.
Martin ([[Elijah Wood]]) giunge In Inghilterra a Oxford per completare gli studi e incontrare il professore Arthur Seldom ([[John Hurt]]), grande esperto di logica e matematica, per il quale nutre profonda ammirazione. Il loro incontro è funestato dall’omicidio di un anziana signora che li vede testimoni sul luogo del delitto: tra i due nasce un forte sodalizio che porta alla decisione di iniziare un’indagine volta alla scoperta dell’assassino, tramite il ragionamento e la matematica. Intanto altre morti misteriose si succedono scuotendo la piccola cittadina universitaria.
Tentare di spiegare la realtà con la matematica, ricondurre ogni aspetto della vita verso un ordine numerico, questi ed altri i fondamenti delle scienze aritmetiche che hanno rivoluzionato la storia e reso un servizio unico per l’umanità, ma la sensazione è quella di avere intuito solo una minima parte del mistero che avvolge l’universo. Del resto anche il trattato filosofico di Wittgestein, lo studioso omaggiato nel prologo bellico del film, sottolinea che: “Tutto ciò che si può dire lo si può dire chiaramente. Su ciò di cui non si può parlare si deve tacere”.
Il film di [[Alex de la Iglesia]] tratta temi alti con una certa effervescenza e ubriacanti dialoghi sin dai primi minuti, fenomenale lo scambio acido di battute tra una madre e figlia davanti all’esterefatto protagonista Martin, per un momento l’austera atmosfera di Oxford sembra modellarsi ai ritmi tipici dei film del regista spagnolo, ma “Oxford Murders” è comunque differente dalle opere precedenti del regista che risulta meno personale del solito, difatti questa volta il soggetto originale è tratto dalle fantasie di un altro autore: lo scrittore argentino [[Guillermo Martinez]].
Il cinismo e la cattiveria nel cinema di Alex de la Iglesia sono gli elementi comuni che attraversano alcuni dei suoi lavori più apprezzati, sempre in bilico tra l’horror (“[[El dia de la bestia]]”, 1995) e l’action (“[[Perdita Durango]]”,1997) o le black-comedy come “[[Crimen Perfecto]]”(2004), eppure in questa nuova pellicola i tratti distintivi vengono in parte a mancare e non basta una discreta dose di humor nero a mascherare alcune trovate di sceneggiatura piuttosto forzate e macchinose, riguardanti riferimenti simbolici e l’ostentazione di conoscenze intellettuali che non riescono ad appassionare sino in fondo.
La coppia protagonista é però ben assortita ed è forse l’aspetto migliore di “Oxford Murders”: [[John Hurt]] (“[[Alien]]”, “[[I cancelli del cielo]]”) è Seldom, il professore capace di incantare con le parole le giovani menti come quella di Martin, interpretato da un convincente [[Elijah Wood]] (“[[The Faculty]]”, “[[Il signore degli anelli]]”) che si rivela uno studente preparato e, nonostante una sudditanza intellettuale, in competizione con il suo vecchio mentore anche per la conquista di una giovane infermiera che è impersonata dalla formosa spagnola [[Leonor Watling]] (“Parla con lei”).
“Oxford Murders” delude chi cerca sensazioni forti, più che altro è evidente una certa componente ludica voluta dal regista che muove i personaggi come le pedine di un gioco da tavolo, i delitti non sono particolarmente efferati ed, anzi, vengono mostrati con una ricercata cura formale, é il caso del primo riguardante una vecchia signora, che viene ripreso alla conclusione di un lungo piano sequenza ambientato lungo le vie della piccola cittadina.
Non resta che tentare di capire chi si cela dietro ai misteriosi ed “impercettibili delitti”, anche se la matematica e la logica possono arrivare in soccorso sino ad un certo punto, dato che il ragionamento più lucido non riesce mai a calcolare tutte le variabili possibili, tanto meno quelle della vita degli uomini. Finale a sorpresa.
Rating: 6/10