Religiolus (contrazione tra religious e ridicolous) si propone di affrontare la religione con la stessa ottica con cui Borat affrontava l’America. Il regista è lo stesso, Larry Charles, ma cambia il comico, ovviamente politicamente scorretto, Borat era Sacha Baron Cohen, qui il protagonista è Bill Maher, comico americano da talk show tv, che ha proprio nel fanatismo religioso la sua principale fonte di ispirazione.
Scottato dall’esperienza alla Casa Bianca di George W. Bush (‘Mi fa ancora paura pensare che noi americani siamo stati guidati per otto anni da un presidente anti-intellettuale, anti-scientifico, maniaco di Gesù Cristo, che ci ha condotti in una palude putrida e stagnante. La separazione tra Stato e Chiesa promulgata dai nostri padri fondatori s’è persa per strada’), seriamente convinto che ‘la religione è nociva alla società e potenzialmente in grado distruggere la nostra civiltà. Io spero che questo film possa sortire un effetto pari se non maggiore di quanto abbia avuto sull’ambiente Una verità scomoda di Al Gore’, Maher conduce lo spettatore dal cuore puritano dell’America ad Amsterdam, dalla Terra Santa al Vaticano, intrattenendo conversazioni con seguaci di ogni fede, oltre a cristiani, ebrei e mussulmani ci sono mormoni, predicatori di ogni genere e anche discepoli di scientology.

Il fatto è che lo schema è sempre lo stesso: una volta individuato il soggetto adatto (non c’è traccia di personaggi alla Desmond Tutu per intendersi), se questo commette l’ìimprudenza di farsi trascinare nella conversazione viene fatto a pezzi con battute, commenti ironici, perfino materiale montato, con tanto di citazione dei pellerossa di Mel Brooks che in Mezzogiorno e mezzo di fuoco nella versione italiana parlano siciliano ma in quella originale yiddish. Per quanto eccessivo e scorretto, non solo politicamente ma anche dal punto di vista dell’inchiesta (sarebbe come fare un’inchiesta sulla scuola parlando solo con studenti ignoranti), Religiolus ovviamente fa ridere, perché colpisce nel segno, ci offre una galleria di personaggi a dir poco incredibili (non manca nemmeno il nuovo Gesù Cristo) e manda un segnale chiarissimo su quanto pericolosa possa essere la commistione tra stato e religione. La cronaca italiana ce lo ha dimostrato in modo brutale proprio in questi giorni.
Paolo Biamonte