Sabotage (2014)

Aggiornato il Novembre 27, 2014 da Il Guru dei Film

Il lato oscuro dell’action americano nel film con Arnold Schwarzennegger.
Nel corso di un raid ai danni di una banda di trafficanti, la squadra speciale antidroga del veterano Breacher depreda l’ingente somma di dieci milioni di dollari …

Nel momento di recuperare la refurtiva la squadra scopre che qualcuno l’ha beffata: i soldi sono scomparsi. La DEA conduce un’indagine interna, consapevole del furto, ma Breacher e i suoi uomini tengono la bocca chiusa. I problemi sono solo all’inizio, visto che uno dopo l’altro i componenti del gruppo sono vittime di brutali omicidi, forse per ritorsione. Breacher, insieme a un detective della omicidi, inizia un’indagine difficile e scomoda che non tarda a scatenare altra violenza.

Si può partire dalla fine e constatare le ragioni del flop di “Sabotage”, un film troppo violento e oscuro per il grosso pubblico, nonostante il richiamo di Schwarzenneger in cartellone che si deve rassegnare a non avere più lo star power di un tempo. Un segnale abbastanza preoccupante per i futuri progetti del grande attore, tra i quali il quinto capitolo della serie Terminator (Terminator Genisys). A questo si deve aggiungere una sceneggiatura temeraria che delinea un quadro di violenza e personaggi sgradevoli e l’insuccesso al botteghino è arrivato puntuale. Un peccato, soprattutto per il regista David Ayer rientrato in carreggiata con il precedente “End of watch” (l’imminente “Fury” pare ancora meglio), dopo i non proprio brillanti primi tentativi di regia (Harsh Times, La notte non aspetta) e i consensi senza grande merito per la sceneggiatura di “Training Day”. Ayer tradisce un compiacimento per la violenza, può darsi, resta il fatto che “Sabotage” è una rarità, un film crudo e cupo che sembra girato da Kathryn Bigelow, per nominare l’influenza più pesante.

Prendete la serie de “I Mercenari”, spogliatela di ogni ironia, ammiccamenti ed effetti speciali esplosivi, aggiungere crudeltà al sangue e Schwarzy protagonista, avrete grosso modo un’idea di “Sabotage”, l’altra faccia del cinema d’azione hollywoodiano, prossimo all’horror per atmosfere e situazioni splatter. Ayer si accompagna, nella (co)produzione e in fase di scrittura, a Skip Woods che tutti ricordano per quella mezza ciabatta di “Codice Swordfish” mentre è sempre meglio sottolineare che è anche l’autore di quel (piccolo) capolavoro di “Thursday” (1998). I due mettono in campo una storia di “belve” (beh si, il film omonimo di Stone alla fine può ricordarlo), gente che ammazza a brucia pelo altra gente e poi si ritrova cinque minuti dopo a brindare con le birre, gli stessi membri della squadra sono persone pericolose e con inclinazioni omicide. La caratterizzazione dei componenti del team di Breacher è efficace, gli scambi di battute che si lanciano sono al vetriolo, oltre il linguaggio sboccato, aspetto che fa aumentare il realismo e un’ambiguità di fondo che ammanta in maggior misura il vero protagonista di Sabotage: il Breacher di Arnold Schwarzenneger.

Arnold si presenta in un ruolo di vendicatore e uomo d’azione, cose abituali per chi ha interpretato John Matrix in “Commando”, in questo caso il retroscena è più drammatico del solito, lo si intravede subito nelle immagini di tortura inflitte a una donna nel prologo. La posta in gioco è più alta, gli innocenti questa volta muoiono, in qualche modo bisogna fare giustizia e non importa come. La scorrettezza di Sabotage diventa estrema, Arnold accetta la parte di un personaggio inquietante anche se non possiamo fare a meno di parteggiare per lui, quel taglio di capelli da ariano nazista che si porta lungo tutto il film dimostra ordine e disciplina ma anche qualcosa di mostruoso dentro il suo cuore. La catena di delitti che si delinea distrae lo spettatore, se uno vuole prendere Sabotage come una sorta di giallo al sangue può farlo, ma forse non è l’elemento determinante (scoprire chi uccide gli uomini di Breacher), Ayer e Woods infatti prendono altre direzioni con audaci colpi di scena e spiazzano con una conclusione amara, senza dimenticarsi di annaffiarla al sangue.

I comprimari di Arnold sono ottimi, si fatica a credere che quel ragazzotto gonfio, pelato con il pizzetto sia Sam Worthington, il protagonista di Avatar (si prevede una ferrea dieta per l’attore in vista dei sequel), bravo nella parte del rabbioso agente Monster ma è tutto il cast a essere all’altezza e con le fisionomie giuste. L’agente della omicidi di Olivia Williams è serio e credibile, il personaggio sposta Sabotage verso i canoni dei film sulla caccia ai serial killer tra rinvenimenti macabri e omicidi feroci, l’altra figura femminile che non passa inosservata è la Lizzy di Mireille Enos, lo stupore nell’apprendere che l’attrice è la stessa che interpreta l’indifesa mogliettina di Brad Pitt in “World War Z”, qui è una killer tossica in mezzo a un branco di killer, una pazza totale che ruba spesso la scena. Scene d’azione ben dirette da Ayer in puro stile reality (notevole il momento dell’incidente ferroviario), con camera a mano, riprese ravvicinate puntate addosso agli attori, quasi a ricercare un contatto fisico totale, ideali per le sequenze negli spazi ristretti in cui agiscono. Bella tutta la parte finale in cui esplode lo scenario messicano evocato sin dall’inizio.

Tit. Originale: Sabotage
Paese: USA
Rating: 7/10