Aggiornato il Ottobre 6, 2014 da Il Guru dei Film
Il secondo capitolo della saga tratta dal fumetto Sin City.
Nella peccaminosa Basin City la vita scorre sempre violenta e tormentata, lo sa bene Dwight attirato dall’amante Eva in un torbido confronto di amore morte. …
Anche il temerario Marv si risveglia nel bel mezzo di un regolamento di conti, lui almeno è abituato a certe cose e ama quando scorre il sangue. Il giovane Johnny intanto è deciso a sfidare un boss in una bisca clandestina, un gioco che si rivela molto pericoloso. La bella Nancy alza il bollore dell’atmosfera nel locale in cui lavora come spogliarellista mentre cova sentimenti di vendetta per la morte dell’amato Hartigan.
Il regista Robert Rodriguez torna alla sua creatura migliore dopo un periodo scarso di soddisfazioni, da “Grindhouse” in poi subisce un flop dopo l’altro, ma non basta a scongiurare l’ennesimo schiaffo commerciale, quello più bruciante, conseguito dal sequel “Sin City: Una donna per cui uccidere”: disastro in patria e ignorato nel resto del mondo, oltre il danno la beffa della critica che tende a scaricarlo. Rodriguez rinnova il sodalizio con Frank Miller, l’ormai noto autore del fumetto originale da cui trae ispirazione la saga, impegnato anche nel ruolo di co-regista, per un sequel che arriva fuori tempo massimo dal primo eccellente “Sin City” (2005), dopo una lunga fase infestata dal filone cinecomix che loro stessi hanno contribuito a modellare. La bella notizia è che “Sin City: Una donna per cui uccidere” non è affatto la copia sbiadita del primo film che molti vogliono fare credere.
Rodriguez si rinfranca dagli eccessi (inutili) della serie “Machete” e tira fuori dal cilindro un film noir vecchia scuola, fuori dal tempo, asciutto ed essenziale come la migliore tradizione hardboiled. Se il primo capitolo resta un classico del cinema-fumetto per avere creato un nuovo immaginario, questo secondo episodio centra meglio l’atmosfera e i personaggi, smorzati forse dal mancato (era inevitabile) effetto sorpresa. Questa volta sembra davvero di stare nelle ombre di un vecchio film noir americano anni 40, non in uno scherzo di pregiata pop-art di qualche regista citazionista, ci sono equilibrio e raffinatezza in ogni inquadratura, le ridondanti voci off dei personaggi inoltre sono imprescindibili e quasi musicali, se ne contano almeno quattro differenti nel corso del film, una vera colonna sonora vocale a scandire il peccato di Sin City.
Il cast è, come nel capitolo precedente, pazzesco ma questo ormai non basta più al pubblico di oggi (di corsa a vedere robette young adult tipo “Divergent” e “Maze Runner”), i personaggi femminili sembrano avere una predilezione maggiore, non a caso le donne di “Sin City: Una donna per uccidere” sono numerose e stupende, valgono la pena per mettersi nei guai seri. Torna ancora inguainata di pelle nera la monumentale panterona Rosario Dawson, a scioccare più che in precedenza è la spogliarellista Nancy di Jessica Alba in alcune sequenze di sexy dance da antologia, più cattiva e disperata che mai. Da non perdere. La questione diventa hot con Eva Green, una dark lady letale che usa l’arma infallibile del sesso in scene in cui è completamente nuda, mostra i prorompenti seni come in “300 l’alba di un impero”, al centro del segmento portante in cui irretisce il Dwight di Josh Brolin, ottima nuova entrata, dentro una trappola che risulta una sorta di “Viale del tramonto” in salsa gangster-splatter. Gustose anche Juno Temple che si concede un morbido nudo (brava!) e la bellezza orientale di Jamie Chong (in sostituzione di Devon Aoki del primo cap.) impegnata in stilizzate uccisioni in modalità ninja. Nella parata femminile anche Lady Gaga in una piccola e divertente apparizione.
Dal primo capitolo si rivede, con grande piacere, il Marv di Mickey Rourke, sempre violento e ancora più sornione e divertito, nelle scene più sanguinarie, guarda caso, c’è sempre lui di mezzo. Veramente un grande. Anche Bruce Willis (Hartigan) non manca ma ormai non ha più voglia di lavorare e negli ultimi tempi compare giusto quei tre-quattro minuti, qui in versione fantasmatica. La vicenda del giocatore sbruffone del bravo Joseph Gordon-Levitt è ancora più amara per la presenza al suo fianco della angelica Julia Garner, uno dei pochi personaggi che non subisce la colorazione del tradizionale bianco e nero digitale della saga, quasi a sottolinearne la purezza. Il fascino di Sin City si rinnova in un film démodé, quindi indigesto a molti, che funge da prequel e sequel allo stesso modo per gli avvenimenti sparsi e riconoscibili del primo capitolo, pieno di sequenze indimenticabili che rimangono scolpite come la nuotata di Eva Green in piscina e la danza sulla pista di una conturbante Jessica Alba.
Tit. Originale: Sin City: A Dame To Kill For
Paese: USA
Rating: 8/10