Sword in the Moon (2003)

Aggiornato il Aprile 8, 2010 da Il Guru dei Film

Film: Sword in the Moon

Cappa e spada sud coreano sulle gesta sanguinarie di due amici separati da una guerra civile.

 

 Corea, 17 sec. Un colpo di stato ha rovesciato il potere costituito, al posto di comando ora siede un imperatore corrotto. Un misterioso assassino intanto ha preso di mira i ministri del nuovo regime uccidendoli uno dopo l’altro, a loro difesa si erge un valoroso generale con i suoi uomini ma, con sorpresa, scopre che la minaccia è portata da un amico fraterno creduto morto anni prima. "

Sword in the Moon" è un notevole swordplay ai confini del wuxiapian (cinese) prodotto in Sud Corea, dove il genere aveva già dato segni di rinascita con il successo di "Musa – The Warrior" (2001), sviluppato attraverso una serie di combattimenti di spada cruenti sin dal prologo che sembra guardare al capolavoro "Ashes of Time" (1993) nello stile ellittico di ripresa e la tambureggiante colonna sonora. Il regista Kim Eui-Suk, sia chiaro, non raggiunge le vette della scomodata opera di Wong Kar Wai ma riesce nell’intento di confezionare un racconto dal respiro drammatico denso di violenze sanguinolente. Il rimando al cinema di Hong Kong si può estendere anche all’intreccio della storia basato su un’amicizia tradita tra due amici come nelle migliori opere di Chang Cheh e John Woo, per citare i supremi esempi, che prevede anche la presenza di una donna innamorata come terza incomoda, quasi a smorzare un’omosessualità latente e mai dichiarata come vuole la tradizione del cinema delle arti marziali.

La prima mezzora, forse la parte migliore, prevede le incursioni omicide e furtive ai danni di alcuni uomini di potere che si ritrovano la testa staccata dal collo, macabra pratica ricorrente lungo tutto il film, per mano di un formidabile spadaccino con il viso nascosto sotto un classico cappello triangolare (i funzionari governativi usano invece il cappello coreano di crine di cavallo detto hŭngnip) e da una misteriosa donna-ninja sempre al suo fianco. Alla direzione delle coreografie-combattimenti si nota il nome dell’infaticabile Yuen Bun, una colonna del cinema di Hong Kong, coadiuvato dagli stunts-director dello scatenato "My Wife is a Gangster" (2001), la collaborazione porta al compimento di numerosi e veloci scontri di spade senza l’ausilio di cavi wire-work per rendere il tutto più realistico e violento.