Il piccolo Kotaro è in fuga insieme al suo cane dalle grinfie dei Ming, una stirpe di guerrieri provenienti dalla Cina giunti in Giappone per stanarlo a tutti i costi. Kotaro sulla strada incontra un giovane samurai senza nome con il quale stringe amicizia, dopo le prime incomprensioni il samurai si prende a cuore le sorti del bambino che viene braccato per un strana ragione legata all'eclissi di luna incombente. Tra le fila dei Ming compare un guerriero di origine occidentale, Raro, ossessionato dalla ricerca di un avversario degno della sua spada.
Prodotto dallo studio Bones ("Cowboy Bebop", "Fullmetal Alchemist", "Eureka SeveN", ecc.) "Sword of the stranger" è un lungometraggio anime sul mondo delle arti marziali immerso in un contesto storico del passato, un argomento poco battuto nel panorama dell'animazione nipponica degli ultimi tempi, una rarità o poco ci manca, l'opera si segnala per una qualità sopra la media al punto che per scomodare un paragone degno bisogna andare indietro a "Ninja Scroll" (1993).
"Sword of the stranger" è un film già visto 1000 volte di cui però non si può fare a meno, le influenze cinematografiche corrono dai classici del chambara sino ai western( spaghetti) ma appare evidente anche l'estro tutto nipponico di serie immortali come "Lone wolf and cub" e altri successi degli anni 70, il tutto concepito con l'urgenza degli anni correnti, con animazioni fluide e particolareggiate, incentrate per buona parte su alcuni dei più impressionanti combattimenti (mai) visti in un anime, un miracolo di sospensione tra realismo e affabulazione come solo un cartone animato giapponese può trasmettere.
Il character design dei protagonisti è vincente, un compromesso anche in questo caso tra il passato e le linee ardite del presente, si entra subito in sintonia con i personaggi ricalcati su decine di eroi precedenti, quasi in una formula collaudata ma spesso difficile da replicare, a partire dal piccolo pestifero Kotaro di cui si teme per l'incolumità e la minaccia portata da temibili guerrieri di origine cinese. Non il solito ragazzino tutte smorfie, a tratti è persino antipatico. Il suo fido Tomibaru, l'inseparabile cane, è un miracolo di rappresentazione tanto da essere uno dei veri protagonisti, impossibile non fremere per lui, un pò come succede(va) per Flender in "Kyashan". Il guerriero che incrocia la strada di Kotaro è un misterioso samurai, perseguitato da incubi del passato a cui è legato il voto di non usare la spada, un tipo solitario chiamato Senza Nome pieno di cicatrici sul corpo, una figura classica dal forte retrogusto romantico che funziona sempre (o quasi), il destino di sangue e violenza lo porta di nuovo, come facile intuire, a sguainare la spada tenuta immobilizzata alla custodia da una corda.