The Horsemen (2009) di J. Akerlund

Aggiornato il Febbraio 11, 2009 da Il Guru dei Film

Film: The horsemen
Serial killers e riferimenti all’Apocalisse di biblica memoria per l’ultimo film di Dennis Quaid, l’attore nelle vesti di un detective indaga su una serie di efferate uccisioni apparentemente senza senso.

Il detective Aidan Breslin (Dennis Quaid) vive con difficoltà il suo doppio ruolo di poliziotto e genitore da quando la moglie è morta lasciandolo solo ad accudire due figli non ancora adulti. Le faccende si complicano quando l’ultimo caso riguardante dei brutali omicidi lo assorbe a tempo pieno, Breslin intuisce che l’assassino segue dei rituali ispirati all’Apocalisse di Giovanni e tenta di anticiparne le mosse, anche se la pericolosa caccia rischia ormai di coinvolgerlo anche sul piano personale.

Il percorso artistico del regista di origini svedesi Jonas Akerlund, nato nei pressi di Stoccolma nel 1966, è piuttosto originale: entra ancora minorenne come batterista nei seminali Bathory, i prime-movers del black-metal, poi si specializza nella regia di videoclip, tra i primi realizzati quelli del famoso gruppo pop Roxette, che lo lanciano in una serie di prestigiose collaborazioni con Moby, Metallica, Madonna, Prodigy (di cui vale la pena ricordare il memorabile video "Smack My Bitch Up"), Jamiroquai, Smashing Pumpkins, The Cardigans, in pratica con il gotha del pop-rock degli anni 90. Nel 2002 arriva il primo lungometraggio, "Spun", un’apprezzata commedia "stonata" con Mickey Rourke, Brittany Murphy e John Leguizamo. Seguono due film-documentari sulla pop-star Madonna, nel 2009 esce l’horror-thriller "The Horsemen".

La carriera di Akerlund con questa ultima fatica sembra però essere incorsa in una brutta battuta d’arresto, "The Horsemen" è difatti un film sui serial-killers illogico nello svolgimento e velleitario per i temi sul rapporto tra genitori e figli che vuole affrontare, seppur quest’ultimo rappresenti un aspetto inedito all’interno del filone, anche se bisogna subito constatare che le atmosfere e i meccanismi sono invece tutti di riporto e già ampiamente (stra)visti in decine di pellicole precedenti.

Il successo di "Sev7en" (1995) con il senno di poi ha fatto danni, visto che in seguito sono usciti decine di film con assassini spinti dalle più assurde e improbabili motivazioni, "The Horsemen" arriva da buon ultimo con i suoi killer ispirati ai cavalieri dell’Apocalisse, i rappresentanti della Guerra, Fame, Peste e Morte descritti da Giovanni nel finale de il Nuovo Testamento, un richiamo ad effetto che deve avere stuzzicato la fantasia dello sceneggiatore Dave Callaham ("Doom") per giustificare la messinscena degli omicidi del film: gente morta dopo una pratica di sospensione corporale, il "simpatico" rito che prevede il librarsi in aria utilizzando ganci aspinati direttamente nel proprio corpo. Una situazione non nuova per il cinema-horror: si pensi al Carl Stargher di Vincent D’Onofrio in "The Cell" (2000).

"The Horsmen" comunque non funziona solo per una storia slegata e poco coinvolgente, anche sotto il profilo dell’impatto visivo lascia molto a desiderare e cercare truculenze, che avrebbero forse destato uno sbalzo nel cardio-ritmo piatto della tensione del film, si dimostra un’impresa vana: pochissimo sangue e violenze solo suggerite.
Dennis Quaid ("L’alba del giorno dopo", "G.I. Joe Rise of Cobra") si sobbarca il film sulle spalle, come si suol dire in questi casi, uno dei pochi motivi per dare un senso alla visione è lui e il suo volto perennemente imbronciato e stanco, il suo personaggio è un detective-odontoiatra che riesce a risalire all’identità delle vittime esaminando la sola placca dentale . L’attrice Ziyi Zhang si cala in un ruolo inusuale, lontano dai personaggi leggiadri e romantici di "Hero" e "La tigre e il dragone", Peter Stormare ("8 mm.") appare letteralmente per pochi secondi.

Pellicola prodotta da Michael Bay, ormai da tempo sinonimo di qualità non certo eccelsa, uscita in anteprima mondiale in Italia. Non c’è di che vantarsi visto che "The Horsemen" è un horror americano mediocre che non ha voglia di rischiare sino in fondo ed, anzi, assume toni tragico-ridicoli nel finale della pellicola ambientato in un teatro deserto, dove si consuma l’ennesima imboccata-spiegazione per il pubblico trattato come uno sprovveduto. Per parafrasare il leitmotiv di "The Horsemen" ("Come and See"): vieni e vedi….e dimentica in fretta. Da evitare.

Tit.originale: "The Horsemen"
Paese: USA
Rating: 4/10