The Orphanage – Lacrime di paura

Aggiornato il Novembre 13, 2008 da Il Guru dei Film

Film: The OrphanageE’ un horror che spaventa e commuove raccontando la storia di una madre e del figlio malato che ha per teatro un orfanotrofio.

Prodotto da Guillermo Del Toro e girato dall’esordiente Juan Antonio Bayona, The Orphanage è un horror che spaventa e commuove al tempo stesso. Una variazione sul tema del filone della casa con presenze che ricorda altri titoli, alcuni anche molto famosi, ma che ha una sua originalità e un’efficacia narrativa indiscutibile e una grande interpretazione di Belen Rueda, la protagonista di Mare dentro di Alejandro Amenabar.
Non c’è dubbio che nello stile del film si avverta l’influenza di Guillermo Del Toro che firma come produttore il debutto da regista di Juan Antonio Bayona.
Al centro della storia c’è un orfanatrofio dove la piccola Laura, una bambina di sette anni, cresce circondata dall’amicizia degli altri bambini fino a che non viene adottata.

Film: The Orphanage

Trent’anni dopo Laura ritorna in quella vecchia costruzione, insieme al marito e al figlio, Simon, decisa a trasformarla in una casa per bambini disabili. L’impatto con quell’edificio ha effetti sconcertanti sul figlio che comincia a tracciare dei disegni che sembrano tratti dagli incubi della madre e a parlare con amici immaginari che però lasciano tracce del loro cammino.
La situazione precipita quando Simon scopre di essere stato adottato e di essere affetto dal virus dell’Hiv. Il bambino acuisce i suoi disturbi, ha reazioni rabbiose contro la madre fino a che un giorno scompare.
La madre non perde mai la convinzione che il figlio sia vivo ma la ricerca di Simon diventa presto per lei un viaggio nel cuore di tenebra dei suoi fantasmi nel corso del quale fa ricorso a una medium, interpretata con rara efficacia (e perfette scelta di casting) da Geraldine Chaplin, sfiorando pericolosamente la follia.
A questo punto non è necessario aggiungere altri elementi della trama: chi conosce questo filone dell’horror avrà già capito che il fulcro emotivo di The orphanage sta nell’incrocio micidiale tra colpe del passato e il rapporto madre-figlio, condizionato dalla reciproca condizione di bambini adottati e dalla malattia mortale di Simon.
L’abilità di Bayona sta nel saper sfruttare questi elementi per creare contemporaneamente paura e commozione puntando sul fatto che in questo genere di storie i fantasmi non sono mai delle presenze del tutto immateriali così come i mostri più pericolosi sono quelli generati dalla mente umana.
The orphanage è il film di un regista che già al suo debutto dimostra di possedere una notevole eleganza di stile e un’indiscutibile capacità di generare tensione. Sia essa provocata dalle lacrime o dalla paura.

Paolo Biamonte