Tutti i colori del buio (1972)

Aggiornato il Aprile 2, 2009 da Il Guru dei Film

Film: Tutti i colori del buio

Il giallo all’italiana si mischia con l’horror satanico in “Tutti i colori del buio“, uno dei migliori film di Sergio Martino con protagonista una bellissima Edwige Fenech.

Inghilterra. Jane (Edwighe Fenech) soffre di incubi dai tempi dell’omicidio della madre a cui ha assistito da bambina. La vita della ragazza è talmente disturbata da compromettere il rapporto con il compagno Richard (George Hilton), in aiuto di Jane giunge la sorella Barbara (Susan Scott) che la indirizza verso uno psichiatra con scarsi risultati.

Un giorno Jane conosce una nuova vicina di casa, Mary (Marina Malfatti), che la convince a partecipare a un rito sabbatico per liberarsi dalle visioni che la affliggono.

Sergio Martino è una delle colonne del glorioso cinema di genere italiano del passato, uno di quegli autori che spesso si liquidano frettolosamente con termini come “artigiano” o “mestierante”, basta comunque spulciare il suo impressionante curriculum( oltre 50 pellicole dirette) per trovare vere e proprie gemme sepolte: “I corpi presentano tracce di violenza carnale” (1973), “Mannaja” (1977), “L’isola degli uomini pesce” (1979), “2019 dopo la caduta di New York” (1983) solo per citarne alcune.

Tutti i colori del buio” arriva dopo “Lo strano vizio della signora Ward” (1971) e “La coda dello scorpione” (1971), i precedenti thriller del regista, una pellicola che innerva le atmosfere tipiche del giallo all’italiana, ai tempi simboleggiati dall’emergente Dario Argento( “L’uccello dalle piume di cristallo“, “Quattro mosche di velluto grigio“), con una componente prettamente horror derivata dal successo di titoli come “Rosmary’s baby” (1968) e l’influenza indiretta dei tristi fatti di cronaca con protagonista la family di Charles Manson.

Martino ripropone la coppia già vista ne “Lo strano vizio della signora Ward” formata da Edwige Fenech e George Hilton e concepisce un film filtrato dagli occhi della spaventata eroina, Jane, che si apre con visioni da incubo riprodotte con riprese in grandangolo d’effetto: immagini di vecchie ghignanti, partorienti nude, mani che fendono un pugnale e sangue.
Edwige Fenech, allora 24enne, appare radiosa e bellissima nonostante il ruolo della tormentata Jane, già nei primi minuti di pellicola la troviamo intenta in una di quelle scene che le segneranno la carriera anche in futuro: un bagno sotto la doccia con la telecamera che indaga sul suo corpo gocciolante. Nel corso del film mostra in altre occasioni le sue nudità, in particolare quando è in intimità con il partner interpretato da George Hilton (“Mio caro assassino“), attore legnoso di origini uruguaiane e dal fisico prestante.