Ultimo Rifugio: Antartide (1980)

Aggiornato il Agosto 16, 2016 da Il Guru dei Film

Ultimo Rifugio: Antartide è un film post apocalittico giapponese con un cast internazionale …

Tit. Originale: Virus (intern.)
Paese: Giappone
Rating: 7/10

Una dose di un pericoloso virus creato come arma batteriologica dall’esercito americano, cade nelle mani sbagliate e a seguito di un incidente aereo si disperde nell’ambiente. Gli esiti sono catastrofici, si diffonde un’epidemia virale per mezzo di una febbre letale che causa la morte di milioni di vittime. L’intera razza umana è sull’orlo dell’estinzione ma c’è ancora una speranza, visto che il virus non sembra colpire le zone con un clima sotto lo zero della temperatura, nelle lontane basi dell’Antartide ci sono gli ultimi sopravvissuti, tra i quali degli scienziati che studiano un antidoto alla piaga.

Nella scia dei catastrofici in voga negli anni 70 che radunavano nomi importanti dello stardom, un post apocalittico interessante e tutto sommato bizzarro per la sua patina da B-movie. Non un titolo imperdibile, anzi, per molti può risultare indigesto per essere lontano dagli standard di Hollywood, in poche parole è un’opera poco spettacolare, nonostante sia considerato una delle più grosse produzioni nipponiche mai realizzate. Al timone il regista Kinji Fukasaku, un grande e uno dei nomi fondamentali del cinema giapponese, spazia in carriera in tutti i generi, dall’horror, allo yakuza-movie, alla fantascienza, ai film fantasy con i ninja, ai tempi è forse il regista più famoso in patria, secondo solo al sommo Kurosawa.

Grande prologo, suggestivo per il desolato paesaggio che ritrae un uomo solitario e malconcio mentre raggiunge una chiesa cristiana di una regione montuosa, all’interno un crocifisso circondato da scheletri umani comunica morte e devastazione. Tratto da un racconto di Sakyo Komatsu, un bel calderone che nella versione originale dura oltre le due ore e mezza, circola con più facilità la versione accorciata di ben un’ora, molto più snella e veloce, molta la carne al fuoco come si dice in questi casi, con situazioni che vanno dal catastrofico, all’horror, all’avventuroso, dentro oltre la paura del contagio lo spettro del nucleare che ai tempi aveva raggiunto picchi preoccupanti negli scenari di guerra (fredda) imminente. Un film in anticipo per la minaccia batteriologica, si pensi al similare e più vicino Contagion, e a opere del periodo come War Games (1982).

E anche il capolavoro The Thing di Carpenter pare arrivare dopo per alcune sequenze, si pensi alla perlustrazione di una base (norvegese guarda caso) che rivela la macabra scoperta di cadaveri. La prerogativa di Ultimo Rifugio: Antartide è il cast corale, ricco ma dispersivo. Nelle fase iniziali si scorge Glenn Ford nel disperato ruolo di presidente degli Stati Uniti, incalzato dal capo dell’esercito esaltato di Henry Silva, molto divertente e totalmente sopra le righe. Altri nomi che risaltano nella nutrita lista sono George Kennedy, leader dei sopravvissuti in Antartide, la bella Olivia Hussey è invece una delle otto donne sopravvissute, a fronte di 800 uomini, e indotta a procreare nuovi pargoli per garantire la continuazione della specie, un altro tema interessante e sensibile che trascina la pellicola. Robuste presenze di Chuck Connors e di un giovane capelluto Edward James Olmos, prima dei successi di Blade Runner e Miami Vice. L’attore feticcio Sonny Chiba è relegato in una piccola e secondaria parte.

Per l’azione vengono scelti l’attore giapponese Masao Kusakari, il personaggio se la intende con quello della Hussey, e il biondo Bo Svenson, attore cult da vero b-movie, i due insieme si caricano di compiere una disperata missione in quel di Washington per tentare di fermare il lancio di ordigni nucleari. Le scene più spettacolari riguardano alcuni momenti con dei sommergibili impegnati in pericolosi incroci nei ghiacciai dell’Antartide, per il resto c’è poco altro ma il film ha una sua credibilità e un pessimismo di fondo che saldano la discreta tensione. Il finale apocalittico e duro mette in chiaro la questione e ricorda che siamo pur sempre in un film giapponese, lontano dai tranquillizzanti cliché di Hollywood.

Sciamano

Ultimo Rifugio: Antartide – La locandina itlaliana

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