Venerdi 13: Weekend di terrore (1982)

Aggiornato il Aprile 30, 2009 da Il Guru dei Film

E’ curioso notare come la figura di Jason subisca una mutazione in questo capitolo, non ancora ben delineata in “L’assassino ti siede accanto“, verso un piano metafisico debitore del Michael Myers di “Halloween” (1978), film che viene platealmente omaggiato nella scherzosa sequenza in cui il nerd di turno per spaventare un’amica si copre il volto con una maschera e impugna un coltello, è comunque l’ambientazione del tutto simile alla cittadina di Haddonfield del film di Carpenter a colpire, segno quasi di un evidente dimostrazione di rispetto/inferiorità.

Film: Venerdi 13: Weekend di terrore

Il film ha però un colpo di genio, o di fortuna che dir si voglia, con l’introduzione della maschera di Hockey sul volto deforme di Jason, la leggenda vuole che un membro della troupe si divertisse nei momenti di pausa con questa maschera notata da Miner che l’ha voluta prontamente inserire nel look del personaggio, ancora poco identificabile e sfuggente. Jason assume da subito un aspetto inquietante e impenetrabile, anche la sua fisionomia si avvicina a quella di un robot indistruttibile, il bianco della sua maschera significa solo una cosa: morte e terrore. Nasce ufficialmente un’icona horror che negli anni è riuscita a conquistare fans sempre più numerosi al punto da generare altri nove sequels (compresi il crossover “Freddy vs. Jason“, 2003, e il recente Re-start/remake “Venerdi 13“, 2009).

Nell’ultima mezzora “Weekend di terrore”, quando Jason si impossessa della maschera del solito nerd specializzato in mancati spaventi, si risolleva lievemente e innesca una serie di omicidi ai danni dei poveretti teenagers in amore piuttosto notevoli: il migliore è quello della vittima colpita da un arpione in un occhio, una sequenza girata in 3d che descrive la traiettoria della fiocina dritta nell’orbita della ragazza. Jason non tollera che il suo territorio di caccia venga violato, non viene mai detto ma il suo odio verso quello che non potrà mai avere, amore e sesso, per la sua condizione di mostro lo trasforma in un’inarrestabile e silente macchina tritura-uomini.

Il memorabile main-theme di Manfredini, ci-ci-ci-ah-ah-ah, viene riproposto in loop ma le musiche ricordano anche quelle de “Lo Squalo” (1975), del resto Jason è come lo squalo che non muore mai, da notare che in originale il titolo del film di Spielberg è “Jaws“, sembra un’abbreviazione di Jason. La pellicola stenta, è il meno riuscito dei primi sequel, anche per la tediosa ripetizione di situazioni e locations (il fienile diventa praticamente il set principale) e il finale non è altro che una variante di quello visto nel primo classico episodio ma qualche momento sanguinolento è garantito e la formula di successo ormai è pronta per essere lungamente sfruttata.

Titolo Originale: “Friday the 13th Part III”
Paese: U.S.A.
Rating: 6/10