Wolfman (2010)

Aggiornato il Febbraio 25, 2010 da Il Guru dei Film

 La pellicola si apre con una carrellata insinuante tra alcuni arbusti che termina con l’inquadratura di una luna piena, sembra di stare in uno dei film più tenebrosi di Tim Burton e la sensazione non è casuale, forse, visto che a dirigere le musiche c’è Danny Elfman, uno dei maggiori collaboratori del regista de "Il mistero di Sleepy Hollow", la costruzione delle atmosfere lugubri è una degli aspetti migliori di "Wolfman" insieme a un cast di primo piano, una volta tanto perfetto in ogni singolo ruolo. Oltre a un sofferto, anche se inevitabilmente prevedibile, Benicio Del Toro nell’interpretazione del predestinato eroe maledetto Lawrence, si rivede, come da troppo tempo non accadeva, un convincente e sulfureo Anthony Hopkins nei panni di Sir John Talbot, il ricco proprietario terriero reduce da misteriose battute di caccia in terre lontane, che riserba una sorprendente variante non prevista nel film del 1941.

Wolfman (2010)

Il regista Johnston esegue quello per cui è stato chiamato, organizzare le notevoli risorse tecniche con la fluidità dell’azione, in suo aiuto compare uno dei make up-artist più famosi della storia del cinema horror, il Rick Baker di "Un lupo mannaro americano a Londra", che torna sul luogo del delitto per rinnovare le sue proverbiali trasformazioni mostruose di uomini in lupi, la migliore delle quali è forse quella nel sanatorio mentale in cui Lawrence viene imprigionato, invano visto che la luce della luna scatena in lui la forza bruta e animalesca che si è insidiata nel suo corpo. Se nei vari "Underworld" bastano pochi secondi per tramutarsi in licantropi, in questo caso il processo è più lungo, doloroso e anche più impressionante, il trucco omaggia quello storico di Lon Chaney jr. , e si manifesta con una ferocia devastante, era difficile chiedere di più. La forza incontenibile del male e il convivere con esso, non tanto la sua origine, sembra il tema sotterraneo di "Wolfman" spaccato in un dualismo, un vero "affare di famiglia", che porta a conseguenze rovinose.

La furia selvaggia dei licantropi si traduce con una festa di sangue e smembramenti che, in fondo, sorprendono per profusione e dettagli, molto bella in questo senso il primo attacco al campo degli zingari, una convulsa rincorsa finita a colpi di zanne e unghiate che non perdonano, qui si intravede anche l’anziana gitana Maleva con il volto di Geraldine Chaplin, ormai specializzata in ruoli da veggente/medium, uno dei personaggi-riferimento ben noto nel film del 1941. In origine la durata di "Wolfman" sfondava le due ore, la versione cinematografica conta invece poco più di 95 minuti, molte scene sono state sacrificate per una voglia di sintesi e velocità che ha ridimensionato anche intere figure principali, come la Gwen dalla bellezza austera di Emily Blunt che, pur presenziando poco, riesce a essere incisiva. Finale aperto a un eventuale sequel.

Titolo Originale: "The Wolfman"
Paese: USA
Rating: 7/10