ZPG – Un mondo maledetto fatto di bambole (1972)

ZPG – Un mondo maledetto fatto di bambole ovvero fantascienza distopica anni 70 con protagonista Oliver Reed …

Tit. Originale: Z.P.G. zero population growth
Paese: USA
Rating: 7/10

In un futuro prossimo la Terra è sconvolta dall’inquinamento al punto da indurre l’umanità a contenere il numero degli abitanti e proibire nuove nascite, coloro che trasgrediscono il divieto sono condannati a morte immediata. Alle coppie che vogliono sopperire la mancanza di un figlio sono offerte in commercio delle inquietanti bambole robot parlanti.

Prima il contenuto dello spettacolo, in sintesi si può definire la fantascienza cinematografica dei primi anni 70, cosa impensabile ai nostri tempi dove avviene l’esatto contrario, anzi ormai il contenuto è superfluo. ZPG – Un  mondo maledetto fatto di bambole, grande titolo italiano evocativo una volta tanto, si può accostare ai coevi “2022 i sopravvissuti”, “2002 la seconda Odissea” ma anche a “L’uomo che fuggì dal futuro” di Lucas, solo per citarne alcuni, tutte opere contrassegnate da uno spirito di denuncia e ammonimento nei confronti di un’umanità già in quel periodo inquadrata in forme di società controverse e incuranti dei pericoli futuri come l’inquinamento, lo sfruttamento indiscriminato delle risorse e oppressione di ogni genere. Come sono andati i fatti circa 45 anni dopo lo sappiamo bene, a tal punto che il film diretto da Michael Campus non sembra nemmeno tanto trattare fantascienza, visto che gli avvenimenti descritti si sono (in parte) avverati nella attuale Cina (controllo delle nascite, livelli di smog intollerabili, ecc.).

Pellicola rigorosa che ricrea una società autoritaria e inquietante sin dai primi minuti, gli scarni effetti speciali vengono in gran parte impegnati in questi momenti, a ricreare il panorama di una città coperta da una coltre di nebbia-smog sorvolata da droni che lanciano messaggi alla popolazione, gli abitanti a terra si muovono all’esterno vestiti con tute uguali di colore blu e con apposite maschere anti-inquinamento (altro elemento che al giorno d’oggi non appare strano). Si scorge una  delle poche concessioni di vero intrattenimento spettacolare, ossia la peculiarità dell’utilizzo di una cupola trasparente fatta calare dall’alto che imprigiona le persone accusate di avere dato alla luce un bambino. Si tratta di rendere pubblica l’esecuzione, in modo da spingere la popolazione a essere soggiogata e unita nel perseguire i trasgressori, tutti devono essere controllati come nel peggiore incubo di Orwell.

La coppia formata da un serio Oliver Reed e dalla graziosa Geraldine Chaplin (sì, la figlia del leggendario Charlot) decide di fare nascere in segreto una loro creatura, nascondendo la donna in un bunker sotto casa. Il meccanismo a favore dei protagonisti che si innesca appare chiaro e coinvolgente, aumentato dal disgusto che si prova nel vedere le bambole-palliativo offerte alle donne per sedare la voglia di maternità, grottesche, inquietanti e, forse, già all’epoca non proprio all’avanguardia in termini di tecnologia ma anche per questo difficilmente dimenticabili e fonte d’ispirazione per il titolo italiano. Curiosa l’occupazione dei protagonisti, impiegati di un museo che detiene antichi reperti di specie animali estinte e rievocazioni dello stile di vita perduto, in particolare vengono simulate situazioni all’interno di un appartamento, in quello che appare come il precursore degli attuali reality show.

In una scena Oliver Reed consulta materiale vietato alla divulgazione con un macchinario molto simile a un motore di ricerca internet, ricordiamo che la pellicola è del 1972.
La potenziale deriva action è smorzata dall’intrusione dei vicini/amici dei protagonisti, sempre più coinvolti nella vicenda spostata su un teso confronto psicologico e paranoico sui comportamenti ed equilibri da intraprendere. La fuga resta inevitabile, disperata, dal futuro incerto come il cammino dell’umanità, verso un’ultima spiaggia in senso letterale, contaminata dalla radioattività. Un film lucido, cupo e anticipatore come pochi.

Sciamano

ZPG – Un mondo maledetto fatto di bambole

ZPG – Un mondo maledetto fatto di bambole