127 Ore (2010)

Aggiornato il Luglio 7, 2011 da Il Guru dei Film

Film: 127 ore

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Ispirato alla storia vera di un ragazzo rimasto imprigionato in un crepaccio, un film di Danny Boyle. La passione di Aron Rastoln sono le escursioni solitarie in zone selvagge, nella sua ultima sortita si inerpica sul crinale di un canyon per godere della giornata fantastica.

Il ragazzo però scivola in una fenditura insieme a un masso che gli stritola la mano contro la parete, ora è incastrato, solo, in un luogo impervio. Il problema più grosso per Aron è che non ha detto a nessuno dove andava.

Il riconoscimento dei premi Oscar a "The Milionaire" (otto statuette tra cui miglior film e regia) non scompone più di tanto il regista Danny Boyle che potrebbe lanciarsi in film altisonanti, invece trova la sua ragion d'essere nelle produzioni contenute, "127 Ore" costato solo 18 milioni di dollari riflette lo stile del suo autore, riconoscibile sin dalle prime inquadrature e dal montaggio che possono risultare, forse, troppo patinati ma ideali per introdurre un magnifico paesaggio naturale di rocce e deserto che sta per trasformarsi in una letale trappola. La storia è nota, tratta da un libro scritto dal vero Aron Rastoln, un incredibile avventura culminata con il gesto disperato ed estremo dell'auto-amputazione del braccio, rimasto incastrato sotto una malevolo masso. "127 Ore" ruota intorno a questo avvenimento traumatico, lo prepara e indaga nei minimi dettagli per costruire una riflessione sulla vita e gli elementi naturali che possono rivelarsi in tutta la loro spietata bellezza.

"127 Ore", come da titolo, è la cronistoria dall'inesorabile trascorrere delle ore, dei giorni, una lotta disperata per la sopravvivenza affrontata in completa solitudine dal protagonista, una vera esperienza limite capace di fare scatenare ogni tipo di emozione in un ragazzo che vede la morte avvicinarsi lentamente. Boyle affronta la vicenda come un film d'azione, Aron è immobilizzato ma intorno a lui si muovono i suoi pensieri e le sue illusioni, il ricorso ai flash-back inerenti al passato del giovane si sprecano, a dire il vero si esagera con mielose apparizioni di parenti e fidanzate ma nessuno può dire cosa può succedere nella mente di una persona sconvolta, il regista quindi ci da' dentro anche con le visioni allucinatorie e incubi a occhi aperti in scomposizioni pop, split screen arditi e soggettive scatenate. Prima di ogni cosa a risaltare rimane la spettacolare visione degli scorci naturali dello Utah, neanche uno spot turistico può riuscire a tanto, merito anche di Boyle che gioca con una serie vertiginosa di inquadrature raffinate unite a sporche sequenze in shaky cam, molto amata e ormai tipica del regista, che rimandano l'eccitazione del trekking estremo immersi in luoghi incontaminati.