Aggiornato il Febbraio 23, 2011 da Il Guru dei Film
Il nuovo film di Danny Boyle ricostruisce la storia vera di uno scalatore rimasto intrappolato per cinque giorni in un canyon e che per liberarsi si è amputato un braccio. Con James Franco.
127 Ore è innanzitutto una sfida. Perché girare un film d'azione con il protagonista immobilizzato non è propriamente un fatto scontato. Danny Boyle non poteva scegliere una storia e un'atmosfera più diversa da The Millionaire. Già perché 127 Ore racconta la storia, vera, di Aron Ralston, 26 anni, cultore dell'escursionismo che, dopo una bella giornata nel Blue John Canyon nello Utah, resta intrappolato con un braccio sotto un masso. Sopravviverà in queste condizioni per 127 ore, il tempo di amputarsi l'arto con un coltellino. Il vero Ralston oggi ha uno speciale arto artificiale con cui continua a fare escursioni.
Quello del film è invece interpretato dall'ottimo James Franco che si trova ad affrontare il ruolo estremo di un personaggio costretto all'immobilità che lui affronta con coraggioso understatement, senza cercare il cinema del dolore o il facile effetto.
A liberarlo cinematograficamente dalla spaventosa fissità sono i flashback e le immagini che danno corpo alle allucinazioni del personaggio attraverso la tecnica virtuosistica di Boyle che gli permette, alla fine, di creare la suspence di un action, attraverso la vicenda di un uomo costretto a misurarsi con la più spietata rappresentazione della legge della sopravvivenza che è la testimonianza vivente del bisogno che l'uomo ha di emozioni anche estreme, del rischio vissuto come prova della propria esistenza e sfida a ogni calamità che riempie di paure e minacce la nostra epoca.
La storia del protagonista è quella di un individuo che nel mezzo del nulla riscopre valori e necessariamente "porta" il pubblico su un percorso che diventa emblematico.
Paolo Biamonte