Aggiornato il Giugno 25, 2018 da Il Guru dei Film
La maledizione è un gioco in Obbligo o Verità, il nuovo horror della Blumhouse.
#ObbligoOVerita #TruthOrDare
Reduce da una vacanza in Messico, una compagnia di ragazzi scopre che un gioco iniziato per scherzo si trasforma in tragedia quando si decide di non seguirne le regole
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Tit. Originale: Truth or Dare
Paese: USA
Rating: 5/10
Reduce da una vacanza in Messico, una compagnia di ragazzi scopre che un gioco iniziato per scherzo si trasforma in tragedia quando si decide di non seguirne le regole. La giovane Lucy tenta in tutti i modi di fermare la maledizione e salvare la sua migliore amica Markie.
In attesa del titolo di punta 2018 previsto per ottobre, trattandosi del reboot/sequel (l’ennesimo) di Halloween diretto da David Gordon Green non poteva essere altrimenti, la Blumhouse fondata da Jason Blum sforna Obbligo o Verità, un horror che ha già fatto il suo dovere in giro per il mondo incassando cifre vicine ai 100 milioni di $, a fronte del budget standard della scuderia intorno ai 3,5 milioni. Da questi numeri si capisce il cospicuo ritorno commerciale di una casa di produzione che non sbaglia un colpo da anni, a parte le eccezioni dei clamorosi flop Jem & The Olograms (2015), In a Valley of Violence (2016) guarda caso pellicole non horror. A 9 anni dal primo successo di Paranormal Activity, i titoli significati e memorabili marchiati Jason Blum non sono mancati (Insidious serie, The Purge serie, Sinister, Get Out, ecc.) ma in gran parte si tratta di horror messi in piedi con veloce professionalità, furbizia e il malcelato fine di spremere il pubblico il più possibile, e non vi è niente di male in questo. Obbligo e Verità rientra in questa seconda categoria “alimentare”.
Il film diretto da Jeff Wadlow (Kick-Ass 2) unisce una serie di cliché intercambiabili all’interno del genere, primo fra tutti la solita combriccola di giovani presa di mira da una minaccia mortale, se non una metà, buona parte degli horror verte su questo presupposto. La sensazione trasmessa da Obbligo o Verità è quella di assistere a una variante di Final Destination, il modello si ripropone medesimo: si tratta di ingannare l’arrivo dell’evento mortale. La protagonista Olivia di Lucy Hale inoltre ricade in comandamenti non scritti ma difficili da modificare: bianca, carina e di buoni propositi e sentimenti. Se si aggiunge una prevedibilità di fondo, è impossibile non essere severi con una pellicola che non ha nulla per distinguersi, se non una propensione più psicologica che spettacolare. Se Obbligo e Verità alla fine si lascia guardare è per l’inquietudine (pochina a dire il vero) dei rapporti tra i protagonisti, costretti a rivelare verità e segreti nascosti. Non che ci sia bisogno di un horror, ma sapere sempre la verità spesso non è un bene.
Obbligo o Verità si regge su un’unica idea, da cui il titolo, un gioco che prevede due possibilità di scelta: l’obbligo di compiere azioni, le più disparate e pericolose, oppure rispondere senza mentire a domande, il più delle volte scomode. Eludere le opzioni porta alla morte del concorrente, nei primi momenti questa conseguenza drammatica non è percepita dai protagonisti, sicuri di partecipare a una goliardata, si ritrovano loro malgrado a scoprire l’orrore della prima sconvolgente morte di un amico. Un discorso che non sta’ in piedi, se non fosse che dietro c’è il volere di una forza demoniaca colpevole in passato di avere scatenato il gioco maledetto nei pressi di un santuario, in Messico. Lucy e i suoi amici vengono coinvolti da un misterioso personaggio a provare il gioco, una sorta di passaggio di consegne che ricorda (ma sarebbe meglio dire plagia) un altro horror recente: il ben più riuscito It Follows (2014).
La cornice del Messico tradisce una sorta di razzismo inconsapevole(?) della sceneggiatura, ma riflette in fondo l’impressione dello spettatore medio occidentale, visto che il male è stato generato da quelle parti, inoltre i protagonisti bazzicano la zona di Tjiuana per sballarsi e fanno avanti e indietro al di là del confine, permesso senza problemi ai cittadini statunitensi, mentre per un messicano, per non parlare degli irregolari, a volte non basta una vita per entrare negli USA.
Obbligo o Verità ha il compiacimento tipico dell’horror americano nell’eliminare uno dopo l’altro i suoi personaggi, non esagera nello splatter, e fra qualche anno lo riconosceremo per essere un piccolo testimone dei suoi tempi, per via di Brad, l’amico gay di Olivia, figura pressoché assente negli horror anni 80-90, e per l’utilizzo dei social-network che si intravede anche nel bislacco finale.
Curiosità sul doppiaggio italiano che si spinge, più che in altre occasioni, a modificare la scritta originale Truth or Dare disegnata sui muri e altre superfici con l’italianissimo Obbligo o Verità, con conseguente calo di realismo, già abbastanza labile data la vicenda.