Aggiornato il Ottobre 30, 2017 da Il Guru dei Film
Il terzo capitolo della saga Marvel di Thor.
In Thor: Ragnarork Il Dio del tuono tenta di scongiurare la minaccia del Ragnarok, un conflitto tra luce e tenebre che porterà alla distruzione la natia Asgard …
Tit.originale: Thor: Ragnarok
Paese: USA
Rating: 8/10
Il Dio del tuono Thor tenta di scongiurare la minaccia del Ragnarok, un conflitto tra luce e tenebre che porterà alla distruzione la natia Asgard, e insieme al fratello Loki cerca risposte dal padre in esilio, il divino Odino. L’anziano patriarca rivela l’esistenza della sua primogenita Hela, la dea della Morte, che è sempre riuscito a tenere lontano dai nove mondi ma ora si sente prossimo alla fine e non più in grado di trattenere una tale forza di malvagità e sete di potere.
Guarda subito la featurette su Hela da Thor: Ragnarok
Gli affari della Marvel Studios vanno a gonfie vele, i film dei supereroi tirano ancora ma la voglia di scrollarsi di dosso l’accusa di produrre opere troppo simili l’una con l’altra e il tentativo di provare nuove vie dell’intrattenimento hanno portato alla realizzazione di Thor: Ragnarok. Nei capitoli precedenti erano già presenti forti dosi di ironia, tuttavia non paragonabili a quelle che si possono apprezzare nella nuova avventura che riesce a estrapolare lo spirito sbarazzino e sfrontato de I Guardiani della Galassia. Se il film di James Gunn è una delle influenze più immediate, il valore aggiunto principale sembra essere la scelta caduta sul regista Taika Waititi che, da (quasi) perfetto sconosciuto, è già balzato agli onori delle cronache per l’esuberanza e simpatia, caratteristiche che si possono apprezzare in Thor:Ragnarok. Di origini neozelandesi, Waititi porta quella ventata di freschezza e contagiosa follia che in un film di supereroi ad alto budget esplodono in un clamoroso spettacolo.
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L’essenza di Thor: Ragnarok è già tutta nel prologo, con Thor imprigionato nella dimora infernale del demone Surtur, si parla tanto e non si risparmiano battute, gag e sberleffi, ma l’azione sopraggiunge folgorante come conviene al Dio del tuono, una scena sottolineata dalla devastante Immigrant Song dei Led Zeppelin (utilizzata anche in seguito per un altro momento topico): l’impasto degli ottimi effetti speciali, una fotografia pop multicolori e la regia spettacolare di Waititi ammutolisce. Se dopo questi primi minuti non si è in sintonia, meglio prendere la porta e uscire. Al contrario si entra in un mondo dove, forse per la prima volta, la fantascienza e il fantasy convivono a braccetto con naturalezza ed eleganza, con tempi da pura commedia, intramezzati da scene action pazzesche, come di rado si è visto nei pur acclamati film targati Marvel. Siamo di fronte a un cinecomics mastodontico per la durata e il numero dei personaggi, tutti hanno un adeguato spazio e riescono a emergere, anche quando si tratta di piccoli cammei: molto divertente il Doctor Strange di Cumberbatch.
Il Thor di Chris Hemswoth nel corso della vicenda si vede privare del fidato martello, del costume tipico e, a un certo punto, anche della inseparabile lunga chioma bionda, più di un altro importante elemento che non sveliamo, eppure non è mai stato così coinvolgente e divertente, senza contare che stavolta, quando entra in azione, Thor sembra finalmente un essere (guerriero) divino. Super special guest star è il bestione Hulk, presenza ampiamente anticipata dalla produzione, con Thor forma una gustosa alleanza fatta di siparietti comici e duelli giganteschi (il primo incontro nell’arena), la controparte umana di Banner interpretata da Mark Ruffalo è spiritosa e leggera, un personaggio spaesato che nel finale è protagonista di una sequenza molto drammatica e a sorpresa. Chi rischia di rubare la scena a tutti è Cate Blanchett mai vista così irresistibile, sexy e letale come nella parte della dea della Morte Hela, una cattiva memorabile come il suo “copricapo” cornuto a scomparsa.
La nutrita lista di personaggi non può esimersi dal nominare il Loki di Tom Hiddleston, il Dio dell’inganno appare un po’ sacrificato in fase di sceneggiatura ma l’attore oltre ad essere sempre più affascinante (le fans sono avvisate) resta spumeggiante, con diverse gagscondivise con il fratellone Thor. Molto riusciti i personaggi di contorno: un ingrassato Karl Urban è l’interessante vassallo guerriero Skurge, l’attrice Tessa Thompson è l’impavida Valchiria, mentre Jeff Goldblum è l’esilarante dominatore Gran Maestro di Sakaar. Si pone molto l’accento sulla componente comedy, quel mattacchione di Waititi ama spezzare i pattern convenzionali, salvo poi scaraventarti in fiammeggianti scorribande che culminano in un finale molto lungo, elaborato e distruttivo, con i colori degli effetti speciali che dallo schermo scoppiano in rivoli psichedelici. Uno spettacolo pop visivo che guarda agli anni 80 (c’era da dubitare?), con omaggi disseminati (Ruffalo con la t-shirt di Rio dei Duran Duran) e ha il pregio di risultare (post) moderno e frizzante, proprio come la bella colonna sonora di Mark Mothersbaugh alternata a pezzi retro elettro-rock synth.