La Città che Aveva Paura (1976)

Aggiornato il Gennaio 19, 2017 da Il Guru dei Film

La Città che Aveva Paura è ispirato agli omicidi occorsi nel 1946 in una cittadina del Texas …

Tit. originale: “The town that dreaded sundown”
Paese: USA
Rating: 7/10

1946, la piccola cittadina di Texarkana è sconvolta da una serie di aggressioni sfociate nell’omicidio portate da un misterioso uomo incappucciato. Pietrificati dal terrore i cittadini ripongono la loro fiducia nell’agente speciale Morales, giunto in città per condurre le indagini. La caccia all’assassino mascherato inizia con appostamenti e interrogatori ma il killer sembra imprendibile.

Poco conosciuto negli stessi Stati Uniti per via di una pessima distribuzione, una gemma proto-slasher dal taglio (semi)documentaristico che anticipa buona parte del cinema horror degli anni 80. E non si sta esagerando, visto che la vicenda verte tutta sulle gesta di un inquietante assassino mascherato, inoltre sapere che lo spunto proviene da fatti reali consumati negli anni 40, non fa altro che accrescere l’alone di angoscia intorno al “fantasma”, come veniva chiamato, di Texarkana, piccola cittadina del Texas. Un film slasher senza saperlo di essere, uscito prima di “Halloween – la notte delle streghe” (1978) e “Venerdi 13” (1980), pellicole storiche che sembrano avere attinto a questa opera, in particolare la figura del boogeyman Jason di “venerdi 13” ha più di un debito da scontare con la pellicola diretta da Charles B. Pierce.

L’America del dopo guerra fatta di strade ordinate, case dignitose e famigliole tranquille si ritrova nella piccola Texarkana, cittadina archetipo dei tempi, squarciata dall’arrivo del caos della morte, un’imponderabile incursione di violenza che colpisce giovani coppie appartate in effusioni amorose, notare che questo è uno dei topoi entrati nell’immaginario. Tutte le aggressioni comportano lunghe sequenze realistiche, poi divenute di routine all’interno del genere, con l’individuazione delle vittime e il susseguente accerchiamento concluso con omicidi violenti, non inquadrati nei dettagli più grafici ma in grado di essere (ancora) disturbanti e prolungati. L’omicida sempre nascosto da un sacco di tela bucato all’altezza degli occhi, non proferisce mai parola, ansima e respira invece all’interno della maschera e trasmette una tensione malata, rabbrividente, portata a una furia che può essere placata solo con riti brutali, come i morsi lasciati sulla carne delle ragazze.

Charles B. Pierce ha sempre avuto il pallino del piglio documentaristico sin dagli esordi, l’horror The Legend of Boggy Creek, poi specializzatosi per lo più in film avventurosi a sfondo western, La Città Che Aveva Paura resta forse la sua pellicola più apprezzata, nonostante il tardivo riconoscimento, capace di restituire l’atmosfera degli anni 40 del Texas. Pregevole la ricostruzione storica, in fondo gli anni 40 allora erano lontano “solo” di tre decenni, con una serie di autovetture d’epoca che hanno un certo peso in diverse sequenze, con inseguimenti rocamboleschi, a tratti anche ridicoli, a causa del personaggio buffo dell’aiutante del capitano Morales che compie gaffes e intermezzi comici, a dire il vero estranei alla pesante vicenda, inseriti forse per tentare di sviare i toni drammatici in corso. Il film si apre con una pomposa voce over, per comunicare dei fatti oggettivi come un vero documentario impostato e serio, in seguito si sente almeno un altro paio di volte.

Il protagonista guida diviene il capitano Morales di Ben Johnson, uno degli attori preferiti di Sam Peckinpah, ben calato nella parte, sembra un vecchio cowboy a caccia di un fuorilegge malato del far west, qui però non ci sono deserti e canyon da setacciare ma una cittadina e zone circostanti immacolate  che invece di aiutare le indagini le rallentano in un pantano di incertezza. Il film vive sull’inconciliabile realtà della difficile indagine di Morales e dei suoi uomini, a un certo punto costretti anche a travestirsi da donna per fare da esca, con quella del killer, ripreso in una dimensione quasi metafisica, quella che poi assumerà in pieno il boogeyman Michal Myers, di essere immortale e imprendibile. La cronaca racconta che il Fantasma di Texarkana ha ucciso nel 1946 otto persone senza essere mai stato identificato, un avvenimento che porta a intuire il finale della pellicola, inquietante e duro come solo la realtà può essere. Divenuto negli anni un film riscoperto e apprezzato, a fatica tra gli stessi appassionati, anche grazie al remake “The Town that dreaded sundown” del 2004, ancora inedito in Italia.

Sciamano

La Città che Aveva Paura (1976) - Recensione