Aggiornato il Gennaio 4, 2017 da Il Guru dei Film
Un cast impressionante e un Will Smith assoluto protagonista sono gli elementi fondamentali di Collateral Beauty, storia sospesa tra riflessioni intimiste e risposte universali.
Il regista premio Oscar (per un cortometraggio del 1996) David Frankel si circonda di un nutrito drappello di Star per gestire una difficile storia di dolore e “relazioni” cosmiche, come suggerito dal sottotitolo (We Are All Connected). Il cast di Collateral Beauty vede infatti la presenza di Will Smith, Edward Norton, Keira Knightley, Michael Peña, Naomie Harris, Jacob Latimore, Kate Winslet e Helen Mirren.
Al centro della vicenda Smith nei panni di Howard, un uomo del tutto ordinario che a seguito di una grave perdita cade in depressione e inizia a scrivere lettere immaginarie destinate al Tempo, all’Amore e alla Morte, fin quando non entra in contatto con tre personaggi misteriosi che sembrano incarnare quei concetti…
Appare chiaro dall’articolazione della trama che la sfida di Frankel non è stata delle più semplici dovendo rappresentare un insieme di elementi complessi e profondi e avendo scelto la strada della personificazione dei sentimenti; è forse per questo che il film appare a volte un po’ meccanico e didascalico pur avendo a disposizione una grande quantità di talento tra gli interpreti.
E’ probabile che la sceneggiatura di Allan Loeb faccia un po’ fatica a rendere giustizia ad un cast così ingombrante che finisce per essere un po’ sacrificato anche se ci sono momenti di buona intensità soprattutto nel rapporto tra Will Smith e Helen Mirren, come sempre garanzia di classe.
In generale prevale il senso corale della partecipazione che, in omaggio al gioco del domino ben presente nella vita di Howard, mostra plasticamente come tutti siano legati da forze e motivazioni comuni.
Come affermato efficacemente dallo stesso regista: “Esistono milioni di esempi di bellezza collaterale; ognuno di loro è unico e ognuno di noi ha la sua idea di come potrebbe essere. Sono il motivo che ci spinge ad andare avanti e penso che ciò che renda avvincente questa storia, è il fatto che ci ricorda di godere di quei brevi frammenti di vita brillante, che la rendono interessante da vivere”.
Paolo Piccioli