Aggiornato il Novembre 26, 2013 da Il Guru dei Film
Secondo capitolo cinematografico della saga scritta da Suzanne Collins.
Accanto ai due eroi Liam Hemsworth e Josh Hutcherson, emerge Il carisma di Jennifer Lawrence che riesce a spiccare in un super cast con Donald Sutherland, Woody Harrelson, Stanley Tucci, Philip Seymour Hoffman, Elizabeth Banks.
Quando un fenomeno pop assume le proporzioni di Hunger Games vuol dire che va preso sul serio. E non è di poco conto ricordare che la saga scritta da Suzanne Collins ha venduto così tante copie da rendere evidente che i suoi lettori non sono solo ragazzini.
L’accoglienza trionfale riservata dalle giovani fan alle tre star del cast a Roma è solo la manifestazione più spettacolare di un successo clamoroso, gestito in modo perfetto.
Già perché la produzione ha lavorato sul grande successo del primo film, ampliando il budget e, soprattutto, il respirto narrativo.
Così La ragazza di Fuoco, il secondo capitolo della saga che arriverà a quattro titoli, è un film più maturo e dunque rivolto a un pubblico più ampio.
Il merito è innanzitutto del nuovo regista Francis Lawrence, grande firma del video clip musicale ma anche regista di Constantine e Io Sono Leggenda, che ha dato al racconto un tono più disteso, valorizzando al massimo l’alto tasso di talento del cast e creando un ambiente ben definito, capace di condurre lo spettatore nel mondo attraversato durante il tour dei vincitori.
Quanto a Jennifer Lawrence è il centro propulsivo di una macchina che funziona a meraviglia. A soli 24 anni ha già vinto un Oscar e sembra nata per essere una star. Ha carisma, personalità, è dotata di naturale empatia e riesce a dare ai suoi personaggi una credibilità addirittura sorprendente. Vedendola recitare nei panni di Katniss Everdeen è facile capire perché sia tanto amata.
Tra l’altro è tutt’altro che scontato emergere in questo modo in un cast che allinea fuoriclasse come Donald Sutherland, Woody Harrelson, Stanley Tucci, Philip Seymour Hoffman, Elizabeth Banks e un personaggio avvezzo al divismo come Lenny Kravitz.
In questo senso fanno più fatica i due giovani eroi che si contendono il cuore di Katniss, Liam Hemsworth e Josh Hutcherson, certamente artisticamente meno dotati della Lawrence.
Nella sua costruzione narrativa di cronometrica precisione, Hunger Games evita qualsiasi concessione all’effetto facile. Piuttosto, nel suo essere dichiaratamente pop, propone comunque una critica esplicita ai meccanismi da reality show, alla società condizionata dal Grande Fratello (quello orwelliano), ovviamente agli abusi del potere, alla guerra e alla violenza della ricchezza rispetto al popolo riuscendo a indicare nella ragazza di fuoco il simbolo di una speranza di riscatto.
Paolo Biamonte
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