L’Uomo con i Pugni di Ferro (2012)

Aggiornato il Maggio 21, 2013 da Il Guru dei Film

L'Uomo con i Pugni di FerroL’esordio alla regia di RZA è un omaggio agli Shaw Brothers Studios.

Antica Cina, Jungle village, il fabbro di origini africane Blacksmith produce le armi per i dominanti clan locali. All’uomo interessa solo mettere da parte i soldi per rifarsi una vita con la bella Lady Silk, una ragazza del bordello gestito da Madame Blossom.

L’avidità di Silver Lion, il nuovo leader dei Lions, e l’arrivo di un carico d’oro nel villaggio fanno precipitare gli eventi e coinvolgono anche Blacksmith, punito per avere forgiato delle armi alle persone sbagliate: al fabbro vengono amputate le braccia. Con l’aiuto di un mercenario inglese e del figlio del vecchio capo dei Lions, Blacksmith costruisce degli arti di ferro che gli permettono di pianificare una feroce vendetta.

 

Dopo anni di “gavetta” giunge per il (non solo) musicista RZA il momento di materializzare il sogno di dirigere un film sull’amore che lo accompagna da una vita: il cinema di arti marziali cinese, in particolare quello di Hong Kong vecchia scuola. RZA comincia in tempi non sospetti a dichiarare la sua passione sin dalle prime incisioni con il gruppo che lo fa conoscere al mondo: i Wu Tang Clan (già il nome dice tutto), i leader incontrastati del hip hop anni 90, dove tra una strofa e l’altra si potevano sentire i campionamenti di dialoghi e suoni tratti dai film della casa Shaw Brothers. RZA sviluppa una carriera parallela con il mondo del cinema (marziale), cura le colonne sonore di “Ghost Dog – Il codice del samurai” e di “Kill Bill” che gli permette di entrare nel giro che conta, a parte Tarantino, comincia un sodalizio con Eli Roth per la pianificazione di un film di arti marziali durata anni, il risultato si ottiene nel 2012 con “L’uomo con i pugni di ferro”. Sempre per rimanere in ambito RZA si occupa delle colonne sonore del cartoon-anime “Afro Samurai” e del thai-movie “The Protector”. Di recente lo si è visto in una piccola parte in “G.I.Joe La vendetta”, dove interpreta un maestro di arti marziali (ovvio).

L'Uomo con i Pugni di Ferro

“L’uomo con i pugni di ferro” è un consapevole richiamo ai film (Crippled Avengers, Le furie Umane del kung fu, The Kid with the golden arm, ecc.) di Chang Cheh, il regista di arti marziali più grande di sempre, un aspetto che depone a favore in partenza ma fatto fuori tempo massimo e anche troppo sovraccarico di citazioni. Insomma la forza e il limite del film risultano essere lo stesso RZA, un tipo ambizioso che scrive, dirige e ha pure la malaugurata idea di interpretare l’eroe Blacksmith: inespressivo e inadatto, come attore è un disastro. Preso dalla smania di inserire uno svariato numero di protagonisti e situazioni, alcune divertenti, RZA si dimentica di rendere credibile e appassionante la storia, mentre i personaggi restano indefiniti. A fine film diventa quasi difficile ricordare l’intreccio per quanto è flebile e secondario. Gli scontri marziali non mancano ma anche in questo caso RZA deve ancora imparare a mettere a fuoco la messa in scena, a tratti troppo caotica, le coreografie del veterano Corey Yuen si susseguono frenetiche ma con poco pathos. Alla fine i combattimenti più divertenti e ricordati sono quelli con il gigante dalla pelle che si trasforma in corazza interpretato dall’ex wrestler Dave Bautista.

 

Ogni volta che compare Russel Crowe ci si chiede come sia capitato qui dentro, il personaggio non aiuta, un europeo (molto) corpulento e abbastanza viscido nelle sequenze (ridicole) di sesso. Il film è per buona parte ambientato in un bordello, come capitava in molti film Shaw Bros anni 70, pieno di bellezze orientali e gestito da una maitresse interpretata dalla sempre affascinante Lucy Liu, una presenza-retaggio da “Kill Bill” insieme all’attore Gordon Liu, ormai abituato ai cammeo da monaco Shaolin. Tarantino rientra dalla finestra anche nel flash-back sulle vicissitudini del protagonista in America, la fuga dagli schiavisti ricorda da vicino le sensazioni di “Django Unchained”, questa manciata di minuti con l’arrivo del giovane Blacksmith in Cina sono i più emozionanti e fanno intravedere anche una Pam Grier irriconoscibile per l’inclemenza del trascorrere del tempo.

 

Un apporto fondamentale è la bella colonna sonora curata immancabilmente da RZA, in linea con lo spirito blanxploitation, con brani hip hop, R&B e neo-soul, composta con alcuni membri del Wu Tang Clan e altri ospiti come gli ormai famosi The Black Keys e Kanye West. Nel cast non può che fare piacere notare il nome di Chen Kuan Tai, uno dei preferiti di Chang Cheh, purtroppo poco utilizzato e con una capigliatura fatta dal parrucchiere degli Europe. Altre facce note sono quelle di Byron Mann (Crying Freeman) e Daniel Wu (New Police Story). Film girato in Cina per un montaggio originale che si dice intorno alle quattro ore (!), curato negli effetti speciali splatter dagli specialisti Berger & Nicotero. Nel finale X-Blade (Rick Yune), per essere uno dei personaggi principali si vede troppo poco, è impegnato in un duello dentro una stanza di specchi come ne “I Tre dell’operazione Drago”. Se da una parte risulta sbilanciato e dalla ridondanza kitsch, “L’uomo dai pugni di ferro” trasuda genuina e colorata follia in ricordo di un cinema ormai estinto, elementi che alla fine lo rendono simpatico.

Titolo Internazionale: “The Man with the Iron Fists”
Paese: USA/Hong Kong
Rating: 6/10