Aggiornato il Dicembre 13, 2012 da Il Guru dei Film
Antonio Albanese propone un ritratto impietoso della nostra scena politica attraverso le vicende di tre personaggi, Cetto Laqualunque, Frengo e il secessionista Favaretto.
Con Tutto Tutto Niente Niente Antonio Albanese sfida una realtà che è diventata il più temibile concorrente di chi fa satira. Dagli eroi del bunga bunga ar Batman de Anagni dalle olgettine ai consiglieri con la dipendenza da videopoker alle feste vestiti da maiali fino ai diamanti dalla Tanzania (purtroppo l’elenco sarebbe molto più lungo) la politica ha sciorinato un repertorio di orrori che rappresenta la più solida dimostrazione di come la realtà sia capace di superare la fantasia.
Con la complicità del regista Giulio Manfredonia e dell’autore Piero Guerrera, Albanese riprende due dei personaggi più celebri del suo repertorio, Cetto Laqualunque e Frengo (erano anni che non lo riproponeva) cui si aggiunge Favaretto, secessionista reazionario e imbroglione.
Tutti e tre finiscono in galera (Cetto conosce anche l’onta della sua prima defaillance sessuale) per motivi diversi (Frengo naturalmente per possesso di sostanze stupefacenti) e per motivi diversi vengono tirati fuori da un onnipotente e arrogantissimo sottosegretario (Fabrizio Bentivoglio) che permette ai tre protagonisti di entrare in parlamento (d’altra parte la Minetti non ha forse dichiarato che per entrare in politica non occorre alcuna preparazione?).
Prima ancora che un comico, Antonio Albanese è un attore di razza, un virtuoso del trasformismo che come pochi sa incidere su tic e debolezze del nostro Paese.
Al di là degli effetti comici, la sensazione che si prova è quasi di sgomento nel constatare che i suoi personaggi più che una rappresentazione distorta rappresentino un ritratto dal vero della nostra realtà politica e sociale.
Paolo Biamonte
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