Aggiornato il Settembre 13, 2012 da Il Guru dei Film
Esce il film di Kim Ki-duc che ha vinto Venezia e che parteciperà all’Oscar. Una denuncia senza mezzi termini dei guasti del capitalismo con riferimenti alla Tragedia Greca e Michelangelo.
Pietà, il film del coreano Kim Ki-duc che ha vinto l’ultima Mostra del cinema di Venezia, esce in Italia proprio mentre viene annunciata la sua partecipazione all’Oscar per il miglior film straniero.
E’ un film duro, violento, chiaramente ispirato alla Tragedia Greca, che denuncia senza mezzi termini i meccanismi del Capitalismo. Una denuncia che proviene dall’esperienza diretta di Kim Ki-duc. “Cheonggyecheon, la location in cui il film è stato girato è il luogo a cui si deve la nascita dell’attuale capitalismo coreano” – ha raccontato il regista – “uogo dove avvenne il suicidio di Chon Ta-Li, colui che fece nascere il movimento sindacale in Corea battendosi per i diritti dei lavoratori e dove io stesso lavorai come operaio qualche anni fa. Il luogo dove Chon Ta-Li si diede fuoco per protestare contro lo sfruttamento della classe operaia.
Il suo sacrificio è ricordato ancora oggi ed è stato un grande esempio per tutti, compreso per me negli anni della mia formazione. Per questo ho scelto di seguire le sue orme denunciando quelle situazioni che col passare del tempo non sono cambiate poi molto, con la mia modalità d’espressione che è, per l’appunto, il mezzo cinematografico.”
Il protagonista del film è un ragazzo che vive in un appartamento squallido e per sbarcare il lunario fa il recupero crediti per un potente strozzino, utilizzando anche la violenza più cieca. Un giorno nella sua vita irrompe una donna, che sostiene di essere la madre che lo aveva abbandonato da piccolo. Il protagonista allora cerca di provare nei confronti della donna qualcosa che non sia l’odio che alimenta la sua vita.
Spiega Kim Ki-duyc: “Nel capitalismo è impossibile vivere senza soldi ma l’importanza non è nel denaro stesso ma dell’uso che di quel denaro si fa. L’utilizzo può modificare l’approccio, penso ad esempio a chi ne fa un uso caritatevole che non può che essere positivo. Ma è di quello negativo che ho voluto parlare e che ho deciso di mostrare. Ed è vero, i protagonisti sono tre, i due attori e il denaro. E se ci pensi alla fine sarà anche vero che il denaro non è importante per il protagonista ma è proprio a causa del denaro che i due protagonisti finiscono per incontrarsi”.
La denuncia dei guasti del capitalismo si mescola così con le tematiche della tragedia greca.
“In Corea conosciamo molto bene la tragedia greca, viene studiata ed è un punto di riferimento per molto teatro, anche contemporaneo. Penso soprattutto a Elettra. Il punto di contatto con le tragedie greche credo però rientri soltanto nell’aspetto dei sentimenti e dei rapporti familiari, mentre nel mio film a me interessa soprattutto parlare del capitalismo estremo e sulle dinamiche che il capitalismo genera nelle relazioni. Quale potere abbia nel modificarle, quanto possa influire e incidere. Soprattutto in negativo”.
Il titolo, come la locandina, sono ispirati alla Pietà di Michelangelo: “Sono stato due volte in Vaticano, e ho visto questo capolavoro di Michelangelo. Non voglio dire nulla a proposito della bellezza e del valore dell’opera, ma mi riferisco all’abbraccio della Vergine Maria, che abbraccia il proprio figlio morto sulla croce. È l’immagine di questo abbraccio, che mi sono portato dentro per tanti anni, è stata l’immagine di un abbraccio dell’intera umanità e la comprensione e condivisione di questo dolore, credo che per vittime e carnefici vada provata pietà allo stesso modo, perché per quanto noi possiamo sforzarci di cambiare o agire per il meglio, lo siamo entrambi contemporaneamente. Siamo sia vittime che carnefici.”
Paolo Biamonte
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